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lunedì 24 dicembre 2012

Parasite


Titolo: Parasite
Regia: Andrew Prendergast
Anno: 2004
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 2/5

I costi di dismissione di una piattaforma petroliera, dopo che ha concluso il suo ciclo produttivo, sono enormi. La Yoho Oil è convinta di aver trovato una soluzione che permetterebbe di dismettere in modo sicuro le trivelle sviluppando un enzima che si nutre prevalentemente dei resti nocivi del petrolio. Ad una squadra speciale di pulizia viene assegnato il compito di spargere l’enzima sulla trivella Johnny Alfa. Hanno 24 ore per ripulirla e per piazzare l’esplosivo che la staccherà dal fondo marino. Ma qualcosa andrà storto e una miriade di parassiti giganti, risvegliati dall'enzima, attaccherà senza pietà i malcapitati.

Da inserire tra i peggiori direct to video del 2004, è un peccato leggere che sia addirittura inglese. E’difficile che vengano prodotte e girate delle tali ciofecate, che non riescono neanche ad essere prese in considerazione come trashate dal momento che si cerca pure di prendere sul serio.
Naturalmente la cosa su cui si doveva più investire, i mostri, è il dato più sconcertante del film.
Prendergast già dal nome lascia intuire che nel film prendi o lasci. Lui ha lasciato forse questo lavoro contando che fa così schifo che è difficile credere che abbia poi avuto un’altra possibilità. In realtà ne ha poi avuta un’altra che ha saputo fare ancora più schifo di questo quindi non ci si crede. Dilettantesco, misero, con pessimi fx e recitato da cani e doppiato ancora peggio.

Inbred Redneck Alien Abduction


Titolo: Inbred Redneck Alien Abduction
Regia: Patrick Voss
Anno: 2004
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Dopo essere atterrati nei pressi di un villaggio dell'Arkansas, gli UFO rapiscono una ragazza e ne inviano il clone tra gli uomini per verificare la possibilità di una prossima invasione. Ma l'FBI sta in guardia e, appena avuta notizia del misterioso rapimento, addestra alcune attraenti ragazze per fare da esca agli extraterrestri, penetrare nella loro astronave e sventarne i piani.

Per alcuni aspetti il film di Voss mi ha ricordato alcune atmosfere e connotazioni di LE RAGAZZE DELLA TERRA SONO FACILI. Anche se in questo film le connotazioni erotiche sono molto di più bassa lega, in alcune scene c’è un inaspettato umorismo, unica vera spinta ad un film che non riesce mai a convincere.
La parodia è il vero stratagemma del film citando parecchi piccoli cult anni’80 e ’90 e puntando sul ribaltamento degli schemi e sulla critica anche se davvero abbozzata di tutti i controsensi di una piccola provincia americana.
Senza contare poi gli effetti speciali talmente ingenui da far sorridere per il non-sense generale. Dalla stop-motion a cazzo di cane fino a modellini che sostituiscono palesemente gli scenari fino ad alcuni sfondi e una fotografia che ogni tanto vacilla mostrando i buchi e le deformazioni.
Alcune idee come gli Zeeka fanno sorridere ma il tutto non basta a portare a casa qualcosa che non sembri una stupidaggine condita con qualche inutile accessorio.

Edukators


Titolo: Edukators
Regia: Hans Weingartner
Anno: 2004
Paese: Austria
Giudizio: 2/5

Jan, Peter e Jule sono tre giovani ribelli uniti dal sogno utopistico di cambiare il mondo. Jan e Peter diventano "Gli Educatori", misteriosi attivisti non-violenti che penetrano nelle case dei ricchi per predicare la fine imminente dei giorni dell'abbondanza. Ma presto vengono travolti dal vortice degli eventi e si trovano a dover fare i conti con la realtà e con gli ideali del resto del mondo.

E’strano cercare di capire gli intenti legati al plot prima ancora di parlare degli intenti di regia del film di Weingartner.Descrivere e parlare d’ideologia avendo le idee confuse già dall’inizio non è sicuramente un buon punto di partenza. E’così vengono vanificate le promesse di un film che a parte alcune scene interessanti e una recitazione non sempre all’altezza, si prende alle volte troppo sul serio non riuscendo come nel caso di Bertolucci a sviluppare un menage a trois significativo. Mentre nel film dell’italiano di sfondo avvenivano processi che avrebbero cambiato la natura artistica e in parte politica del paese, nel film tedesco invece la rivolta contro contro la borghesia egoista diventa quasi involontariamente comica con l’intento di voler dare una lezione a un gruppo di cinici capitalisti ("colpirne uno per educarne cento") per avvertirli che l'abbondanza sta per finire ed è ora di saldare il conto con chi è stato sfruttato.
Come in FERRO 3 gli educatori penetrano al buio nelle case altrui (violando con facilità quell'illusione di sicurezza su cui si fonda la nostra epoca) per creare uno choc, che conduca i ricchi senz'anima alla riflessione. Il risultato non è quello che il pubblico sperava.

Villmark


Titolo: Villmark
Regia: Pal Oie
Anno: 2004
Paese: Norvegia
Giudizio: 2/5

Gunnar, un producer televisivo norvegese, sta organizzando un estreme reality-show: nel suo progetto, dieci persone dovranno sopravvivere per tre mesi nelle foreste scandinave, in un duro confronto con la natura selvaggia. Radunato il gruppo di lavoro, insiste affinché tutti partecipino a un corso di sopravvivenza di quattro giorni, nella profondità delle foreste, per verificare dal vivo in che modo i partecipanti affronteranno lo stress dello show. Gunnar e i suoi quattro collaboratori fanno tappa in una capanna abbandonata sulla riva di un lago, e subito accadono strani eventi. Prima scoprono una tenda abbandonata; e poi, dal lago affiora il cadavere nudo di una donna; e infine una figura irreale e indistinta nei paraggi della capanna. Quando uno dei ragazzi viene trovato ucciso, gli impauriti e paranoici sopravvissuti si scagliano l'uno contro l'altro...

Il problema degli horror che cercano di sfruttare un tema ancora non molto abusato come quello dei reality è che non riescono quasi mai a convincere, forse perché cercano di essere assolutamente originali senza rendersi conto che invece sconfinano proprio nel patetico è il problema che ad esempio deve affrontare il brutto esordio di Oie.
Troppi buchi in campo di stesura della sceneggiatura, dal perché i ragazzi partecipano, ad alcune discordanze che non meritano giustificazioni ma che non starò a citare per non fare spoiler fino alla domanda che forse il regista si è chiesto ovvero che non stava succedendo nulla o meglio tutto l’impianto di plainting non raccoglieva nulla di fatto.
Infine si è deciso di scopiazzare su alcuni aspetti LA CASA ma senza avere scene splatter ma lasciando alla location tutti i dubbi e i controsensi dovuti quasi identificandola come il lame maggiore del film. Anche se non era così ben fatto si rimpiange un film come MY LITTLE EYE e quindi è tutto presto detto.

domenica 24 giugno 2012

Man on Fire-Il fuoco della vendetta


Titolo: Man on Fire-Il fuoco della vendetta
Regia: Tony Scott
Anno: 2004
Paese: Usa/Messico
Giudizio: 3/5

John Creasy è un uomo alla deriva nel suo personale mare di alcool popolato dai rimorsi per una vita all'insegna della violenza e della distruzione. L'occasione per darsi una "lustratina" arriva con un incarico da guardia del corpo a Città del Messico per conto della famiglia Ramos. Dovrà proteggere la piccola Lupita contro eventuali rischi di rapimento.
Il legame che inizierà ad unire Creasey a Pita sarà una sorta di salvagente per l'ex-agente della CIA, che trova nella piccola la figlia che non ha mai avuto.
Questa sorta di paradiso è, ovviamente, destinato a una brusca fine con il rapimento della bambina. Le trattative con i rapitori non vanno a buon fine e mentre Crasey è ancora allettato per le ferite subite, Pita viene uccisa.
Per Crasey non resta che una strada: la vendetta.

Qualcuno accusa i revenge-movie di essere reazionari. A volte è così basta vedere il caso limite di IO VI TROVERO’ con un Neeson passato al lato oscuro dello spirito nazionalista e integralista americano senza stare a prendere in esame altri casi.
Scott come il fratello, certamente più bravo, innovatore e famoso, è un veterano dell’action e dei sentimenti di rivalsa.
Dalla sua ha un ritmo molto elevato, un crescendo di rabbia e colpi di scena che riescono a essere quell’ingranaggio funzionale al genere meglio di altri registi o di altri film d’azione.
Da sempre la sua lunga e nutrita filmografia ha dato continuità al genere intercambiandolo con protagonisti diversi, l’eroina di DOMINO a dispetto delle due grandi eroine femministe di THELMA E LOUISE del fratello, arrivando a scegliere come attore feticcio il bravo Denzel, purtroppo spesso ripiegato su ruoli stereotipati al massimo.
Sembra una factory la sua in cui tra super nomi e pellicole definite cult da gente che di cinema non ci capisce una ceppa (definire TOP GUN un capolavoro lascia piuttosto basiti su cosa si cerca nel cinema) ha saputo trovare una stretta cerchia di fedeli adepti alle sue regole di genere.
Il mestiere del regista c’è, le provocazioni pure (il dialogo tra Walken e Giannini sull’arte di Crasey nel dipingere sangue, fa da monito all’altro dialogo favoloso in un suo precedente film, purtroppo dimenticato e semi-sconosciuto come UNA VITA AL MASSIMO, in cui lo stesso Walken dialoga con Hopper sull’origine dei siciliani).
E’interessante notare alcune simpatiche intuizioni sull’universo in cui vivono i personaggi.
L’ambiente e le location a Città del Messico mostrano il problema dei sequestri unito agli importanti cartelli criminali della droga come un tumore che investe il paese come nel nostro la mafia o il suo sodalizio con lo stato.
Purtroppo quello che ancora una volta sembra davvero azzardato è il macro-obbiettivo che il protagonista si da, imponendosi come un vero angelo della morte sulle teste dei criminali o poliziotti corrotti (con una specie di esplicito appoggio della squadra investigativa della polizia).
Come uno schema piramidale, Crasey giustizia tutti ottenendo solo alcune brevi e sofferte informazioni su come portare a termine il suo progetto di morte e sapendo benissimo del suo sacrificio finale.
Il problema è che spesso il protagonista si trova al posto giusto al momento giusto e non sembra avere difficoltà, neanche quando entra in un rave-party e spara con un fucile in alto ottenendo come unico risultato le grida di gioia esagitate dei giovani.



mercoledì 29 febbraio 2012

Born to fight


Titolo: Born to fight
Regia: Panna Ritthikray
Anno: 2004
Paese: Thailandia
Giudizio: 2/5

Un gruppo di atleti di fama internazionale si reca in visita di beneficenza presso un villaggio sito al confine thailandese/birmano; il gruppo s’imbatte qui in un esercito di miliziani in possesso di un missile nucleare, che chiede il rilascio di un boss della droga

Se non è Prachya Pinkaew allora si parla di Rittihiraky. Entrambi registi e coreografi hanno il merito e il vanto di aver lanciato il cinema d’azione thailandese. Il merito è sicuramente delle capacità del secondo come coreografo e maestro indiscusso di tai-boxe e muay –thai di credere e scommettere nell’assoluta enfasi degli atleti. Nessun effetto nelle scene d’azione. E’ questo il merito di tutta la schiera di film che da ONG BAK,BANGKOK DANGEROUS, RAGING PHOENIX punta tutto su alcuni atleti appena sfornati dalle migliori scuole e scene di combattimento mozzafiato e con un ritmo serrato senza essere da videoclip.
Il limite ancora una volta è dato dalla sceneggiatura veramente scritta in pochi minuti. Scontata e con alcune prese di posizioni tamarre le quali cercano di commuovere quando invece non fanno altro che risultare inverosimile e dalla lacrima facile. Infatti mentre nel successivo BKD la trama era funzionale ai combattimenti qui la drammaticità alle volte senza volerlo diventa comicità per l’esasperazione troppo ricercata.


martedì 21 febbraio 2012

Inbred Redneck Alien Abduction


Titolo: Inbred Redneck Alien Abduction
Regia: Patrick Voss
Anno: 2004
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Dopo essere atterrati nei pressi di un villaggio dell'Arkansas, gli UFO rapiscono una ragazza e ne inviano il clone tra gli uomini per verificare la possibilità di una prossima invasione. Ma l'FBI sta in guardia e, appena avuta notizia del misterioso rapimento, addestra alcune attraenti ragazze per fare da esca agli extraterrestri, penetrare nella loro astronave e sventarne i piani.

Film indipendente e ancorato ad un’idea farsesca quanto ingenua e sempliciotta sviluppata in maniera piuttosto convenzionale senza nessun guizzo nel reparto della sceneggiatura.
Diciamo che sembra quasi il ribaltamento del film di Temple del’89 LE DONNE DELLA TERRA SONO FACILI. Sono che lì l’idea aveva un senso e faceva anche piuttosto ridere mentre in questo caso Voss pensa di essere un regista completo e finisce per impantanarsi in qualcosa di davvero brutto.
Poi con un titolo così lungo punterà tutto sul mercato dell’home-video.

martedì 15 novembre 2011

Pusher


Titolo: Pusher
Regia: Matthew Vaughn
Anno: 2004
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 2/5

XXXX. Un businessman come tanti altri, in un business come tanti altri: la droga. Come ogni mercato, quello della cocaina ha le sue regole. Prima fra tutte, quella di uscire di scena quando i tempi sono maturi. E XXXX ha intenzione di ritirarsi, per godersi i guadagni illeciti di una vita.

The pusher è liberamente tratto dal romanzo L'ultima partita di J.J. Connolly, ed è stato adattato per il grande schermo dallo stesso autore. Non è un brutto film, gli attori non sono male (forse il peggiore è proprio il protagonista Craig), è inglese ed è un noir.
Il problema di Pusher, primo film di Vaughn che sfornerà il suo miglior film KICK ASS, è quello che non aggiunge nulla al genere. Un film con molti dialoghi, spiegazioni sul come e il dove viene smerciata la droga e i giri di mano tra i boss e via dicendo.  Il resto è tutta roba già vista senza neanche lesinarsi troppo dal rendere la sceneggiatura più accattivante o meno banale. E così tra continui richiami ai film che hanno già trattato la materia quello che rimane impresso della pellicola a parte qualche scena è ben poco.

martedì 19 luglio 2011

Collateral


Titolo: Collateral
Regia: Michael Mann
Anno: 2004
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Max guida pacifico il suo taxi nella notte, a Los Angeles, quando sulla vettura sale il killer professionista Vincent, che lo prende in ostaggio e lo costringe a portarlo nei luoghi dove dovrà far fuori le sue vittime. Max si trova coinvolto e non riesce a liberarsene, finché capisce che l'ultima vittima prevista è Annie, il magistrato che lui aveva trasportato a inizio serata...

Non avrei mai pensato che dopo Kubrick un altro regista potesse riuscire a tirare fuori qualcosa di buono da Tom Cruise. Mi sono dovuto ricredere su quella che a mio avviso è la migliore performance di uno degli attori più fastidiosi di Hollywood. La scelta che ha portato alla star di Hollywood e la sua preparazione è una nota che inviterei ad andare a leggere su Wikipedia.
Collateral è il thriller dell’anno.
Sceneggiato in maniera esemplare, vabbè il finale non poteva esimersi dai buoni intenti, spazio-tempo scandito durante tutto l’arco di una notte, i cambi continui di ritmo e di azione, i colpi di scena legati ai personaggi secondari non possono che collocare Collateral tra le pellicole più strategiche e ricca di colpi di scena come da tempo non si vedevano.
Mann fa sua un’opera irresistibile e con una potenza di immagini straordinaria.
Unito poi da dei dialoghi sempre attenti e focalizzati sull’iter narrativo, sembra quasi cambiare drasticamente registro della storia quando Vincent mostra la sua fragilità con l’esempio del racconto dell’uomo che muore nella metro e nella scena del coyote che passa solitario nella deserta strada losangelina.
A livello poi topografico seguire questo fantomatico taxi e meraviglioso e Foxx, sempre bravo, riesce a dare un quadro veritiero su una persona che come tutte in un momento x in cui si trova sottopressione deve cambiare drasticamente tutta la sua vita(straordinario il passaggio in cui si finge Vincent per andare da Felix,un cameo sopraffino di Bardem,  a chiedere la valigetta), come a dire che tutti noi se investiti da un individuo o da una situazione di allarme possiamo tirare fuori le unghie.
L’impiego poi del digitale per dare enfasi alla fotografia e renderla cupa e misteriosa oltre che di un grigio quasi innaturale e accentuare così l’atmosfera notturna è una scelta che si rivela profetica.
Non mancano poi i camei e altri attori in parte come la comparsata di Jason Stathman e il buon Mark Ruffalo.
Per il sottoscritto il miglior film di Mann.