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mercoledì 2 luglio 2014

Song'e Napule

Titolo: Song'e Napule
Regia: Manetti Bros
Anno: 2013
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

Napoli, oggi. Paco dopo il diploma al conservatoria, è un pianista raffinato e disoccupato. La mamma trova una raccomandazione per farlo entrare nella polizia, ma la sua totale inettitudine lo relega in un deposito giudiziario. Un giorno arriva il commissario Cammarota, un mastino dell'anticrimine sulle tracce di un pericoloso killer della camorra, detto O' Fantasma perchè nessuno conosce il suo vero volto. Al commissario serve un pianista poliziotto che dovrà infiltrarsi nel gruppo Lollo Love, un noto cantante neomelodico che allieterà il matrimonio di Antonietta Stornaienco, figlia del boss di Somma Vesuviana. Molto probabilmente O' Fantasma sarà presente al matrimonio. A Paco non poteva capitare di peggio: si ritroverà a rischiare la vita in prima linea ed a suonare una musica che gli fa schifo, vestito come un cafone. Invece sarà la svolta della sua vita.

I Manetti Bros diciamo che rappresentano nel nostro spazio italico una strana variante, un sodalizio che riprende i generi cercando di trasformarli e riplasmandoli con l'attualità del nostro paese.
Song' e Napule a questo punto può essere il film più maturo e attuale dei registi romani, una lenta e inesorabile discesa nel poliziesco e nell'attuale condizione socio-culturale italiana o meglio napoletana, mantenendo tutti i loro particolari e gli elementi che ritornano nel loro cinema come il grottesco, lo humor nero, l'ironia drammatica e un contesto esilarante e mai troppo stucchevole.
Finalmente dopo una lunga militanza tra cinema popolare e di genere, risorse della tecnologia e relative economicità produttive, serialità, fumetto, musica e videoclip, I Manetti trovano il loro Limo, la loro sostanza fertile che esamina meglio di altri generi (come l'horror vedi PAURA3D ma meglio ZORA LA VAMPIRA che strabordava nel trash) e che riesce finalmente a comunicare e strizzare l'occhio ai nostri maestri del genere e a spezzare una lancia a favore di queste nuove leve che cercando di ridare lustro e meritocrazia al nostro cinema.
Song'e Napule infine è un ottimo film di genere che diverte e tiene all'erta denunciando e facendo divertire al contempo ma senza lesinare dai veri e gravi problemi di stampo mafioso e di come continua a trasformarsi e modernizzarsi la più grande discarica d'Italia.

domenica 29 settembre 2013

Bangkok Loco

Titolo: Bangkok Loco
Regia: Pornchai Hongrattanaporn
Anno: 2004
Paese: Thailandia
Giudizio: 3/5

Bay è un formidabile batterista, depositario della sacra arte del "Tamburo di Dio", tramandatagli dal proprio maestro prima che venisse sconfitto da Ringo Starr, a sua volta depositario della sacra arte del "Tamburo del Diavolo", in un duello di batteria all'ultima rullata. A pochi giorni dal proprio primo concerto ufficiale, Bay viene accusato di omicidio ed è ricercato dalla polizia. In più, in giro corre voce che ci sia un tale di origine olandese, a suo tempo istruito da Ringo Starr, pronto a sfidare Bay in un duello tra le due discipline di drumming

Bangkok Loco fa parte di un periodo molto fertile del cinema dnotomista in cui si sperimentava parecchio e questo film ne è una prova evidente.
Bizzarro, demenziale, ma spesso composto di un umorismo efficace, per un certo senso potrebbe essere paragonato contando che è uscito due anni prima, del film TENACIOUS D E IL DESTINO DEL ROCK. Soprattutto nel passato dei due protagonisti, quando da bambini furono mandati in un tempio ad imparare l’arte della batteria divina al fine di combattere ogni 10 anni nella sfida tra il batterista di Dio e quello del Maligno.
Qui le intuizioni sono gli elementi a fare da padroni in una pellicola coloratissima dotata per certi versi di una follia arcobalenica e cromatica, e all’ironia che scivola dalla geniale/surreale spesso presente in film del genere.
Il film sembra non voler terinare mai il suo continuum di elementi a volte grotteschi e weird, prosegue con assoli di batteria che si trasformano in massacri da macelleria a colpi di mannaia, fughe in mezzo a ragazze in bikini che lavano le automobili e gemelle siamesi in divisa che raccolgono escrementi dalla strada.
Ovviamente va preso per quello che è. Bisogna dimenticare quando ci si avvicina a queste contaminazioni di generei, il nostro cinema europeo o quello americano, avvicinandosi per certi aspetti più ad un concetto bollywoodiano per dare un'idea.


mercoledì 20 giugno 2012

Wicker Man


Titolo: Wicker Man
Regia: Robin Hardy
Anno: 1973
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 5/5

Neil Howie, sergente di polizia inglese, viene chiamato ad investigare sulla sparizione di Rowan Morrison, una ragazza che vive sull'isola di Summerisle, in Scozia. Giunto sul posto, Howie si rende ben presto conto che gli abitanti dell'isola, governati da Lord Summerisle, sono alquanto bizzarri e fanno di tutto per ostacolare le indagini.

L’uomo di paglia è uno dei cult più importanti della storia del cinema. Film di rara genialità, è una delle uniche pellicole che ha saputo conciliare il musical con l’oniricità totale di cui il film è permeato in ogni singola scena.
Il film è uno di quei capisaldi, anche se ancora parecchio sconosciuto, che come per pellicole come PICNIC AD HANGING ROCK ha saputo adattare completamente l’atmosfera al soggetto, arrivando ad un risultato forse insperato ma straordinario.
Probabilmente in stato di grazia, Hardy che poi ha diretto soltanto un altro filmetto insulso, si è ritagliato la formula di regista dannato dal momento che il film volente o no, ha intrapreso un importantissimo discorso sullo scontro tra il paganesimo e in questo caso la fede cristiana (religione che come ribadisce sempre Howie è quella che tutti gli inglesi seguono  e che mette dunque i suoi evangelizzatori come “pescatori di uomini in terra straniera”)
Definito da Christopher Lee come il miglior film in cui ha preso parte (e non è cosa da poco per un attore che al suo attivo ha quasi 150 film) è il perfetto sodalizio di generis e trovate che hanno saputo essere passaggi precursori di svariate pellicole. Come tale dunque non c’è da stupirsi che si sia ritagliato un’aura di film maledetto destinato a dei tagli di pellicola come se fosse una sorta di monito in grado di trasformare le coscienze dei credenti.
Il negativo è sparito mentre il dvd integrale sembra possederlo solo il buon Corman.
A livello sociologico e non solo, il film permette un ottima possibilità di adattare il metodo comparativo di Tocqueville sulle diversità dei culti e la grandezza concettuale con cui viene sviluppato.
Se contiamo le scene, non è facile adattarle con lo spirito di quei tempi, rituali e sacrifici vengono messi in scena con una capacità consapevole di trascinare lo spettatore in un continuo vortice che troverà nel climax finale la perfetta congiuntura.
Attori in stato di grazia citando almeno Woodward, Lee, la bellissima Ekland e gli abitanti dell’isola .
E’stato recentemente fatto un remake che come dimostrazione della logica commerciale del mercato non ha saputo nemmeno di striscio portare a casa una scena decente

mercoledì 23 marzo 2011

Opera Jawa

Titolo: Opera Jawa
Regia: Garin Nugroho
Anno: 2006
Paese: Indonesia/Austria
Giudizio: 3/5

Tragedia indonesiana sotto forma di musical. Tratto dal poema epico indù Ramayana-Rapimento di Sinta, la storia racconta di Setyo e Sita una coppia di giovani sposi che vivono della vendita di vasi di terracotta in un villaggio dell’Indonesia.
Ludrero è un ricco commerciante che approfitta dello scarso guadagno di Setyo, per conquistare Sita. Naturalmente non vi aspettate un lieto fine.
Difficile da catalogare questo film del non esordiente Garin, i tempi lunghi in cui talvolta dimentichi il punto di partenza o che cosa sta realmente succedendo, come gli inizi degli scontri della guerra civile che scoppia nella città.
Tutto il film è costituito da danze tipiche javanesi in cui protagonisti sono tutti omini e donne. Tra l’altro l’attore che interpreta Setyo è veramente fenomenale. Balla in una maniera sconvolgente e riesce ad impersonificare la tristezza e la vendetta allo stesso tempo.
Belle anche le canzoni anche se a lungo andare diventano leggermente snervanti.
Alcune soluzioni di regia le definirei geniali come alcuni travestimenti in mostri tipici del luogo.
Un film che trova il punto di forza soprattutto nei territori incontaminati ed inesplorati dell’Indonesia unite ad una fotografia eccellente capace di trasformare in un quadro immagini che partono dal surreale per sfociare nel grottesco.

lunedì 21 marzo 2011

Mundo Civilizado

Titolo: Mundo Civilizado
Regia: Luca Guadagnino
Anno: 2005
Paese: Italia
Giudizio: 2/5

Quattro ragazzi d’oggi si trovano a condividere una settimana a Catania

Documentario-musicale da ascoltare a tutto volume-così ci spiega il regista prima che inizi. Contaminazioni musicali, atmosfere mistiche da rave e festini alternativi doc nella Catania contemporanea.
Quattro giovani che si divertono, discutono, s’interrogano su problemi odierni, sulla libertà, su che scelte prendere...
Il caso è perché questo approssimativo doc sia piombato così di straforo nelle sale, anche se poche. L'unica consolazione potrebbe essere quello di cercare di far conoscere dee-jay quasi tutti stranieri, gruppi già famosi(Planet Funk, ottima l'interpretazione del cantante)e tante idee sparse e disordinate.
Questo per sostenere la tesi che anziché essere una completa pippa del regista che vuole girare un videoclip d'autore???.
Riesce solo a convincere il montaggio a tratti veramente al passo con le tecniche digitali.
Un'opera fastidiosamente pretenziosa nel suo insuccesso.
Luca Guadagnino firma la sua opera prima.
Deludente la performance degli attori quasi tutti famosi.

domenica 20 marzo 2011

Cry Baby

Titolo: Cry Baby
Regia: John Waters
Anno: 1990
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

In una cittadina americana, Baltimora nel 1954, Cry Baby fa strage di cuori facendo innamorare tutte le ragazze della città. Fichette per bene, teppistelli, tutto ruota attorno a lui e la sua strana compagnia d’amici in cui spicca una borzona bruttissima, un ragazzo cattolico, e la sorella di Cry Baby, messa in cinta da un ragazzino, insomma una squadra di vandali votati al bene.
Cry Baby s’innamora di una ragazza d’alto ceto, aristocratica negli atteggiamenti ma vandala nel fondo del cuore. E' così che Cry si mette contro la classe aristo-borghese per raggiungere il suo amore. Non sarà così facile, soprattutto se l’amica piace al pupillo della società, il quale non si fa problemi ad attaccare durante una festa i vandali e mandare in fumo, a parte la moto di Cry Baby, i suoi sogni con la dolce fanciulla. Cry Baby finisce in galera ma quando uscirà, grazie al suo cuore d’oro, conquisterà di nuovo la sua amata.

Una commedia che deve molto al musical ed al talento dei giovani attori.
Johnny con il chiodo e i capelli impomatati e entrato nel mito, simpaticissima la coppia in cui spicca un Iggy Pop in crisi mistica e in piena fase down dovuta alle droghe, Belvedere e Racchia sono il corrispettivo zio e la nonna di Cry Baby.
La scenografia è molto curata con un ottima ricostruzione d’epoca e una colonna musicale perfetta. I temi che ritroviamo sono la ribellione da cui cercano di evadere i giovani teppistelli che non si adeguano più ai comportamenti dettati dalle famiglie e dalla società. La causa è il pregiudizio contro questi giovani che vestono in modo diverso ma che hanno in fondo dei buoni sentimenti.
Per essere una commedia di Waters, non mancano gli elementi dissacranti, come l’interminabile french kissing, in cui tutti si baciano con la lingua per due minuti di film con un ottimo montaggio che rende bene il passaggio generazionale.