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giovedì 12 maggio 2022

Stardust (2007)


Titolo: Stardust (2007)
Regia: Matthew Vaughn
Anno: 2007
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Da qualche parte nell'Inghilterra vittoriana c'è un muro di mattoni che separa il villaggio reale di Wall da Stormhold, una città fantastica governata da un re malvagio e abitata da streghe e creature magiche. Al di qua del muro vive Tristan, un giovane garzone che sogna l'avventura e il grande amore. Figlio di una principessa del regno di Stormhold e di un inglese, il ragazzo decide di attraversare il muro per donare una stella alla ritrosa Victoria. La stella, Yvaine, è una fanciulla luminosa precipitata dal cielo alla morte del sovrano. Il suo cuore immacolato è bramato da Lamia, una strega crudele che vorrebbe strapparlo e divorarlo per riconquistare la giovinezza. Sul petto di Yvaine batte il rubino che permetterebbe ai sette principi, rivali e litigiosi, di regnare su Stormhold. Braccata dai desideri dei malvagi, spetterà a Tristan proteggere lo splendore di Yvaine.

Non è mai facile confrontarsi con le opere del sommo Neil Gaiman. Coraline e la porta magica è stato un miracolo ed è forse l'unico vero capolavoro realizzato in perfetta linea con il libro.
Altri lavori come AMERICAN GODS e Leggenda di Beowulf come STARDUST riescono a regalare anch'essi dei buoni risultati. Qui il fantasy esplode con un'opera che miscela tantissime fiabe, posti magnifici e incantati, streghe di tutte le forme, pirati e custodi di mondi fatati come il muro di Wall. Con un cast potente così come il budget, Vaughn seppur regalando una fiaba riesce a mantenere alcuni aspetti bui e sanguinosi della vicenda senza mai eccedere nel buonismo ma senza far mancare spirito grottesco e ironia, amore e violenza e tutti i temi del libro che dalla lotta tra il Bene e il Male, cavalcano il senso insaziabile dell'uomo per la ricerca di una stella, dell'amore vero, della casa e del destino ultimo. Magie, incantesimi, lotte fratricide (i fratelli che per dividersi il regno si ammazzano per poi ritrovarsi come fantasmi ad andare d'accordo è puro genio) qui si sposano i dictat della fiaba ma anche delle gesta eroiche, del romanzo medievale e del viaggio dell'eroe.

martedì 12 aprile 2022

Mad God


Titolo: Mad God
Regia: Phil Tippett
Anno: 2021
Paese: Usa
Giudizio: 5/5

In un mondo popolato di mostri, scienziati pazzi e maiali da guerra, una campana subacquea corrosa fa la sua comparsa in una città in rovina. Dal suo interno, fuoriesce l'Assassino, arrivato per esplorare quel labirinto di paesaggi bizzarri popolato di personaggi altrettanto strambi.
 
Phil Tipett è un baluardo dell'animazione e della stop motion. Innumerevoli solo le sue collaborazioni con vari registi nel corso degli anni e negli anni '80 tra le altre cose ha inventato la tecnica Go-motion, convertendosi alla computer grafica negli anni '90. Tra grandi studios ha sempre trovato il modo e il tempo di portare avanti i suoi progetti personali dove il film in questione rappresenta l'apoteosi ma dove si possono trovare altri corti interessanti in rete come PREHISTORIC BEAST o MUTANT LAND. Mad God come tutti i suoi lavori precedenti è un parto malato, un'opera sontuosa che mischia elementi bizzarri, un universo confuso e caotico, dove come sempre il tema principale dell'autore è la vittoria da parte del più forte e dove non c'è mai salvezza. Insomma una sorta di inferno dantesco degenerato e senza regole dove ogni forma di aberrazione sembra la norma e dove in questa genesi mitologica tutto sembra non avere senso, lasciato alle crudeli leggi di divinità sadiche.
Mad God è un calvario, un film crudele e poetico, un'esperienza visiva che non capita di vedere tutti i giorni e dove probabilmente solo gli amanti del genere verranno premiati con una galleria di immagini strazianti, ipnotiche, una fiera delle atrocità dove il piacere è subissato dal dolore, dalla carne e dal sangue e dove non a caso i protagonisti della storia dell’umanità sono delle marionette mosse un passo alla volta da un Dio beffardo e osservate da un assassino.





domenica 21 novembre 2021

Freaks Out


Titolo: Freaks Out
Regia: Gabriele Mainetti
Anno: 2021
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

Nella Roma del 1943, quattro amici lavorano in un circo gestito da Israel, che sparisce nel nulla. Senza il loro capo a guidarli, Matilde, Cencio, Fulvio e Mario si sentono abbandonati e cercano una via di fuga dalla città occupata dai nazisti.
 
Mainetti è il suo amore per i sotto generi. Freaks out partendo dalle metriche basse è un concentrato kolossal di paraculismo assoluto, con marchette sparse ovunque, i soliti nazisti, la vendetta e una storia tutto sommato clamorosamente banale.
Eppure è molto bello, molto fresco e parecchio americano. Portando al vertice, casting, budget e maestranze, l'opera di Mainetti riesce ad essere incredibilmente internazionale, inquadra quasi tutti i target pur avendo all'interno delle chicche che non mi aspettavo e regalando dei personaggi assolutamente deliziosi dove il freak number one è il Gobbo interpretato da Mazzotta.
Un film dove c'è tanto, a volte troppo ma senza stroppiare. Il circo, la strada, l'accampamento nazista, la fuga, i partigiani, i combattimenti e la mini guerra finale. Cita tantissimo cinema italiano dai CARI FOTTUTISSIMI AMICI di Monicelli a tanti omaggi a Fellini. Riesce con gli effetti e i colori a rendersi post contemporaneo cercando però di utilizzare quel romanaccio dove il lavoro meglio riuscito è la distorsione del dialetto tedesco di Franz, interpretato da un ottimo attore poco conosciuto per chi non è avvezzo al circuito indipendente tedesco.
Freaks out è un film emozionante ma che non rivedrei mai una seconda volta. Esibisce senza mezzi termini scene di sesso, cazzi super dotati di nani, scene di guerra truculente dove vengono recisi arti ed esperimenti tremendi ad opera dei soliti scienziati nazisti. Un film che mette tutti d'accordo secondo la solita diceria che questo come pochi altri – darà enfasi e sancirà forse la rinascita del cinema di genere italiano – come doveva esserlo Lo chiamavano Jeeg Robot. Forse così è stato o così sarà anche se in cuor mio mi aspettavo un pò di cattiveria in più e magari qualche colpo di scena che di fatto non avviene mai. Con un finale poi che strizza l'occhio agli X-Men dopo la morte del mentore ebreo scatenerà il potere sopito di Matilde, altra piccola promessa del nostro cinema e capace di tenere sulle spalle tutto il peso del film.

Eternals


Titolo: Eternals
Regia: Chloe Zhao
Anno: 2021
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Nel cinquemila avanti Cristo, gli eterni giungono sulla Terra dal loro pianeta natio di Olympia, a bordo dell'astronave Domo. Sono dieci emissari di dèi cosmici dalle proporzioni inconcepibili: i celestiali. Il loro compito è debellare i mostruosi devianti e proteggere gli umani, senza però guidarli né aiutarli in alcun altro modo, lasciando loro compiere ogni sorta di orrore storico. Gli eterni hanno dalla loro straordinari poteri: alcuni sono guerrieri altri hanno doti più mentali, di controllo della materia, di genio scientifico o di capacità illusorie. Sconfitti i devianti, al tempo dell'arrivo dei conquistadores in America, i dieci eterni si dividono e prendono strade diverse, ma quando i devianti misteriosamente ritornano ecco che anche gli eterni devono riunirsi per combatterli. Le cose però non sono semplici come sembrano...
 
C'è da dire una cosa. Anche se Eternals non riesce ad essere epico come vorrebbe, nel finale apre ormai ad un world building Marvel che sembra non avere mai fine immettendo personaggi importantissimi e allungando così una filmografia che sembra non avere fine. Dane Whitman aka il cavaliere nero e Starfox. Una bella botta direi contando il peso complessivo che ricoprono i due personaggi. Per quanto concerne gli Eterni e i Vendicatori.
Eternals è un film che vorrebbe essere complesso in diversi passaggi senza però riuscirci per quella difficoltà di mischiare mito e fumetto, storia dell'uomo e le contraddizioni che lo governano.
Il potere degli Eterni ma allo stesso tempo i loro limiti nel dover obbedire ad un entità più grossa di loro e infine ad un complotto che dovrà dividerli per vedere chi opterà per fare la scelta giusta.
Il 25° film della Marvel non poteva essere più ambizioso ponendo delle sorta di divinità ad andare a spasso nel tempo per settemila anni raccontando peregrinazioni in più di 130 location.
Jack Kirby deve aver strizzato molto l'occhio alla tragedia, al mito greco, a questi dei coraggiosi ma allo stesso tempo capricciosi e arroganti. In tutto questo mostrando la prima coppia gay dell'universo Marvel.
Al di là di queste aperture che pur facenti parte di una post modernità matura e che sinceramente condivido appieno, mostrano al contempo il limite di altri paesi che ne hanno negato la proiezione, sembra a volte issarsi per catalizzare l'attenzione su questo tipo di elementi tralasciandone altri molto importanti. Eterni, Celestiali, Devianti. Molte diversità, tante modalità che sembrano intrecciarsi e in cui la cosmopolita Zhao ci illustra il più grande cast di nuovi personaggi del MCU fino ad oggi in un film e allo stesso tempo anche unico perché il gruppo è composto da un numero uguale di uomini e donne, ed è il cast più internazionale e diversificato fino a oggi.
Per quanto concerne il ritmo e il montaggio il film spesso e soprattutto nel secondo atto perde quell'atmosfera e quella tensione minando la storia e spostandosi da una location all'altra in alcune sotto trame davvero ingenue e noiose. Recupera con polso e sostanza nel terzo atto, nel tradimento di Ikaris, nella trasformazione e nella presa di coscienza del deviante Kro (anche se viene sconfitto in maniera troppo frettolosa) e nel rendere Druig l'eterno in assoluto più complesso e affascinante interpretato da un attore che stimo moltissimo come Barry Keoghan.
L'idea infine di un dio, se così possiamo chiamarlo, come Arishem il giudice, che muove i destini e gli obbietti degli eterni e non solo, come pedine per i propri scopi personali e il suo ego, non è affatto male, diciamo che si affaccia alla maggior parte delle storie di religioni dei monoteismi.


Journey To China: The Mystery of Iron Mask


Titolo: Journey To China: The Mystery of Iron Mask
Regia: Oleg Stepchenko
Anno: 2019
Paese: Cina
Giudizio: 2/5

All'inizio del 1700, il cartografo Jonathan Green torna per mappare l'estremo oriente russo. È costretto in Cina, dove affronta il Dragon Master mentre lo zar russo mascherato di ferro fugge dalla Torre di Londra su una nave russa.
 
Devo ammettere che ormai non sono dei casi isolati queste mega produzioni cinesi, russe e americane dove si cerca di raccontare alcuni episodi della mitologia cinese e non solo mischiando folklore, mito e tanto fantasy. Verrebbe quasi da pensare che tutti e tre i paesi debbano far sparire del denaro sporco e allora si buttano su questo baraccone multietnico.
Il folklore cinese ultimamente sta andando molto in voga. NEW GODS NEZHA REBORN, NE ZHA, DOUBLE WORLD, MONKEY KING: THE HERO IS BACK, BIGFISH E BEGONIA, JOURNEY TO THE WEST: DEMON STRIKE, LEAGUE OF GOD, DRAGON BLADE, TRUE LEGEND, DETECTIVE DEE,
The Mystery of Iron Mask è il sequel di VIY, il film del 2014 liberamente ispirato alla storia di Nikolai Gogol ma anche un continuum di JOURNEY TO THE WEST con cui la sigla del film sembra dare continuità. E' un film confuso come i paesi che ne prendono parte per la produzione, mischiando troppi personaggi, facendo spesso difficoltà a decidere quale sia il protagonista e anteponendo la c.g e dunque gli effetti speciali alla narrazione.
Combattimenti a iosa che spesso risultano così incredibilmente impossibili da renderli ironici ma ancor più ridicoli. Lo scontro tra Jackie Chan e Arnold Schwarzenegger davvero non si può vedere. Ma poi qui si è andati davvero troppo a bombardare il pubblico di esagerazioni, citazioni a profusione dove alcune come quella delle tre bufere non può essere perdonata.
Jonathan Green dovrebbe essere il protagonista ma troppe volte viene abbandonato, preferendo seguire le prigioni dove è detenuto Chan e dove si diverte a dargli fastidio il buon Arnold, per arrivare a navi capitanate da nani ubriaconi dove la maschera di ferro riprenderà il suo potere coadiuvato da una lord britannica che cerca il suo perduto marito. In più la stessa alleata di Green che vestita da maschio in realtà è una donna, nonchè la figlia di Chan, colei che nel finale a cavallo di un drago sconfiggerà la strega finale. Se tutto questo non è troppo assurdo allora addentratevi in questo mastodontico caos frenetico e costato una marea di milioni già soltanto per il cast che ne prende parte.


martedì 2 novembre 2021

Bright samurai soul


Titolo: Bright samurai soul
Regia: Kyohei Ishiguro
Anno: 2021
Paese: Giappone
Giudizio: 3/5

Nel periodo tra la caduta dello shogunato e l’ascesa dell’era Meiji, una potente luce brillante emessa da una bacchetta mette fine al lungo periodo dello shogunato per evitare ulteriori spargimenti di sangue mentre il Giappone inizia a spostarsi verso una nuova era. In queste circostanze, un ronin errante con un occhio solo di nome Izou, che ha perso la sua ragione di vita, e Raiden, un orco che detesta l’omicidio e spera di lasciarsi alle spalle una vita da ladro, incontrano separatamente una giovane ragazza elfo di nome Sonya nello stesso periodo. Insieme, intraprendono un viaggio lungo la strada di Tokaido per portare lei e la bacchetta che tiene al sicuro nella terra degli elfi nel nord. Sul loro cammino c’è la misteriosa organizzazione Inferni, che mira a ottenere la bacchetta e a far rivivere il Signore Oscuro, che intende dominare tutto il creato. Inferni utilizza anche il nuovo governo Meiji nel suo tentativo di rubare la bacchetta a Izou, Raiden e Sonya. Viaggiando lungo la strada Tokaido da Kyoto a Yokohama, Izou e Raiden iniziano il loro viaggio per proteggere la bacchetta.
 
Bright era stato davvero un film insulso. Un world building con tante creature appena accennate venuto male con Smith a dare il peggio di sè e un drago che svolazzava sopra la città.
Un poliziesco, un buddy movie contaminato con il thriller e il fantasy. Peccato.
Bright samurai soul invece è un viaggio dell'eroe, un cammino di formazione, un'amicizia tra diverse razze il tutto ambientato nel Giappone feudale con mostri e clan annessi. Il prequel del film di Ayer sicuramente è meno ambizioso, più pacato e poetico, meno tamarro e di fatto realizzato come se fosse in tanti momenti un dipinto ad olio con un'atmosfera che riesce bene ad intrecciare diversi sotto generi. Umani, orchi ed elfi. Un triangolo tutto sommato riuscito dove i combattimenti riescono ad essere sanguinosi al punto giusto e la violenza e le discriminazioni verso alcune culture non mancano.
Con una musica che mischia contemporaneo ed elettronico, tra bacchette magiche in grado di cambiare le sorti di un paese, il film di Ishiguro non è da annoverare tra i capisaldi contemporanei dell'animazione nipponica ma si lascia guardare molto bene.

mercoledì 20 ottobre 2021

Shang-Ci e la leggenda dei dieci anelli


Titolo: Shang-Ci e la leggenda dei dieci anelli
Regia: Destin Daniel Cretton
Anno: 2021
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Sean e Katy sono amici e colleghi a San Francisco dove, nonostante ottimi risultati negli studi, lavorano come parcheggiatori in un lussuoso hotel. Sebbene la famiglia e gli amici di Katy cerchino di spingerla verso altre professioni, la ragazza preferisce un'esistenza semplice con serate insieme a Sean al Karaoke. Quando una banda di energumeni aggredisce Sean su un autobus per rubargli un amuleto di giada, lui è costretto a dimostrare le proprie straordinarie capacità nelle arti marziali. Svela quindi a Katy la sua vera identità: è Shang-Chi, cresciuto come assassino da suo padre, l'immortale Wenwu a capo dell'organizzazione criminale dei dieci anelli. Per salvare la sorella Xialing dagli sgherri del padre, parte per Macao insieme a Katy: sarà l'inizio di una incredibile avventura.
 
Shang-Ci era un personaggio che proprio non conoscevo, pensavo fosse una specie di parente di Iron Fist ma mi sbagliavo. Ciò detto al cinema avevo qualche dubbio nel non sapere che cosa aspettarmi visto che la Marvel spesso è un piano della bilancia che propende per progetti molto simili tra di loro. Invece qui l'effetto paradossalmente è tra i migliori degli ultimi anni con due atti netti, il primo realistico tra San Francisco e Macao e il secondo del tutto fantasy in un mondo sconosciuto dominato da creature leggendarie, draghi e mostri giganteschi. Insomma il top dell'esagerazione per un film d'avventura in grado come sempre di mettere tutti d'accordo sul target, regalandoci la perla sui titoli di coda di quanto siano antichi gli anelli anche rispetto alle gemme e poi un film con tantissima azione, qualche scorcio di epicità presa dai film wuxiapian (wushu contro tai-chi), la filosofia taoista, il bene contro il male, l'eroe che deve salvare il mondo ma con in aggiunta tanta ironia a volte quasi esagerata come capita per quasi tutte le battute di Katy.
La parte a Macao con il palazzo dei combattimenti clandestini è pura goduria così come l'aver saputo mettere insieme tematiche orientali, un protagonista sconosciuto, Tony Leung che sembra tornato un ragazzino e molto altro ancora per più di due ore che scorrono velocissime.


domenica 10 ottobre 2021

Green Knight

Titolo: Green Knight 
Regia: David Lowery 
Anno: 2020 
Paese: Usa 
Giudizio: 4/5

Il film, basato su un poema arturiano poco noto risalente al XIV secolo, racconta delle gesta del valoroso Sir Galvano che si imbarca nell'impresa di sfidare il Cavaliere Verde, misterioso gigante dalla pelle verdognola. Nel corso del suo cammino, l'eroe dovrà fronteggiare fantasmi, giganti, ladri e cospiratori. Un'esperienza in grado di forgiare il suo carattere, provando il suo valore agli occhi della famiglia e del regno.

E’ difficile non rimanere ipnotizzati dalla messa in scena dell’ultimo attesissimo film di Lowery. Un poema arturiano, un’epopea medievale, forse il migliore in circolazione, cupo con una fotografia potentissima in grado di mettere in risalto ogni minimo elemento, un budget sontuoso e un cast di tutto rispetto. Creature magiche ed elementali come il cavaliere verde mezzo uomo e mezzo albero ma anche i giganti, volpi parlanti, lord isolati nelle loro dimore e principesse che rivogliono una testa andata persa dando in cambio la loro mano. Con un tono surreale, numerosi silenzi, pochissima azione, Green Knight ad una prima visione può lasciare spiazzati e disorientati se ci si aspettano combattimenti epici. Di fatto è un viaggio dell’eroe della durata di un anno, più emotivo e mentale che fisico, slittando spesso verso una chiave onirica, il suo ritmo lento e le sue profonde riflessioni mai banali come le origini di Sir Gawain che sembra la metafora del mezzo sangue, di fatto un nipote di Artù ma figlio della strega Morgana. Un impuro che dovrà decidere se rispettare l'onore e il codice cavalleresco oppure scappare e aspettare conseguenze inattese o esiti nefasti.




Witcher: Nightmare of the Wolf


Titolo: Witcher: Nightmare of the Wolf
Regia: Kwang Il Han
Anno: 2021
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Sfuggito a una vita di stenti, Vesemir diventa witcher e uccide mostri per denaro e gloria, ma deve affrontare i demoni del passato per sconfiggere una nuova minaccia.

La storia è quella di Vesemir, il mentore di Geralt di Rivia da cui da poco è uscita la prima stagione.
Dunque approfondire l'universo dello strigo, espandere un mondo fantasy con tanti elementi, mostri, magie, complotti, sacrifici, esperimenti a danno di specie più deboli e soprattutto tradimenti è il cuore pulsante e l'intento principale.
Il target del film d'animazione in questione è sicuramente per adulti o per adolescenti arrembati i quali amano vedere stragi, sangue e creature che non si fanno scrupoli a divorare bambini o simili. Da questo punto di vista dunque risulta affascinante il mood tutt'altro che stereotipato, con scelte rispetto alla storia e alla drammaturgia interessanti e con alcuni colpi di scena inaspettati.
Un'epopea scellerata per un protagonista più che mai nel pieno dei suoi poteri e con una sfacciataggine tale da procurargli non pochi problemi con i superiori. Forse l'unico difetto rimane sul terzo atto con un tradimento troppo rapido della compagna in armi di Vesemir e alcuni approfondimenti che potevano aiutare di più la comprensione di alcuni sviluppi così come la strage finale dove tra mostri e witcher non si fa nessuno sconto e se visivamente lo scontro è cruento e coerente dall'altro sembra davvero troppo frettoloso.


venerdì 9 luglio 2021

Crumbs


Titolo: Crumbs
Regia: Miguel Llanso
Anno: 2015
Paese: Spagna
Giudizio: 3/5

Un supereroe s'imbarca in un epico viaggio surreale che gli farà attraversare il paesaggio post-apocalittico etiope in cerca di un modo per ottenere il veicolo spaziale che da anni è diventato un punto di riferimento nei cieli.
 
Un viaggio dell'eroe in Etiopia in un mondo post-apocalittico condito da una cultura nerd del passato vista come lungimirante dove un collezionista porta alla scoperta cimeli trash appartenenti al passato che in una bella metafora sul consumismo, ora seppur deprezzati, hanno un valore altissimo. Partendo dalla miniatura della tartaruga ninja Donatello, al quadro di Michael Jordan, al disco di Michael Jackson, alla spada di He-Man, Llanso in suggestive location, crea questo viaggio sperimentale e surreale dove un freak vero e proprio, interpretato da Daniel Tadesse, per garantire un futuro alla sua bellissima compagna deve recarsi nei luoghi più remoti per ottenere un veicolo spaziale. Incontrerà streghe, demiurghi vestiti da Babbo Natale, soldati con cimeli nazisti in cui la particolarità è che nessuno di loro sembra nè buono e neppure cattivo.
Il film è un corollario di quadretti molto interessanti esteticamente, dove il linguaggio sperimentale cerca di rendere ancora più inusuale un film con una durata di 68' e un messaggio storico politico su cosa rischiamo in termini di valori di lasciare ai nostri successori. Il paradosso dunque di un modello culturale occidentale, che invece di esportare la sua alta cultura, decide di proposito di esportare solo la sua superficialità capitalistica vista dal collezionista e dagli altri gregari come elementi simbolici dotati di senso. Se ci mettiamo pure una nave spaziale disattivata, che è stata sospesa nel cielo per decenni, mostrando segni di riattivazione e una squisita connotazione romantica per cui il protagonista non conosce odio e sentimenti ostici, l'opera di Llanso riesce come una fiaba post contemporanea a interpretare tante cose senza dover inserire troppi dialoghi ma lasciando una sua personale e fedele impronta autoriale.

mercoledì 2 giugno 2021

Eroe dei due mondi


Titolo: Eroe dei due mondi
Regia: Yang Lun
Anno: 2021
Paese: Cina
Giudizio: 3/5

Quando sua figlia scompare senza lasciare alcuna traccia, un uomo per trovarla accetta di aiutare una misteriosa donna a uccidere uno scrittore di racconti fantasy, ma finisce in un’incredibile avventura a cavallo tra due mondi, perché allo stesso tempo il protagonista del libro ha iniziato il suo piano di vendetta e le sue azioni sembrano riflettersi nel mondo reale.
 
E' difficile di questi tempi dare un insufficienza ad un film orientale in particolare ad una filmografia cinese più che mai attenta a non sbagliare un colpo in nessun genere cinematografico.
E qui gli intenti erano tanti, avventura, fantasy, azione, mostri, folklore, viaggio dell'eroe, insomma mi aspettavo qualcosa di meritevole e magari con qualche piccola dose di originalità invece il film di Lun che non parte nemmeno troppo male, diventa macchinoso e complesso con una trama a cavallo di due mondi (dove quella reale dello scrittore è pure prolissa e noiosa) piena di c.g pure abbastanza bruttarella e un'estetica troppo pompata di colori senza avere quel guizzo e quel ritmo, forse anche a causa di protagonisti non proprio al loro meglio e una storia incerta che zoppica prima degli immancabili momenti telefonati senza paradossalmente degli ostacoli ad hoc che rendano un'armonia nella narrazione.


giovedì 15 aprile 2021

Monster Hunter


Titolo: Monster Hunter
Regia: Paul W. S. Anderson
Anno: 2020
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Artemis è a capo di un'unità militare delle Nazioni Unite: la sua battaglia quotidiana è contro i mostri che hanno invaso la terra. Un giorno incontra un uomo col quale dovrà chiudere un portale per impedire ai mostri di attaccare la Terra.
 
Ci addentriamo nel merdasy un genere ormai in voga negli ultimi anni, complice di portare sullo schermo trasposizioni di cocktail di minchiate
Un film purtroppo che cade in disgrazia già in partenza per un regista che si è perso in prodotti mainstream, facendo di fatto il sicario di Hollywood per film tamarri ed esagerati.
Un peccato perchè l'Anderson di PUNTO DI NON RITORNO, SHOPPING e MORTAL KOMBAT ci aveva fatto assaggiare delle prelibatezze di genere decisamente suggestive.
Monster Hunter che ho scoperto dopo essere un games della Capcon di successo, lascia davvero spaesati. Pochi mostri, tanto deserto, tanta Jovovich e Jaa, il gatto con gli stivali, grotte di indubbio gusto e Tremors che cercano di assomigliare a Kaijū. A volte dalla merda nascono i fiori, in questo caso dal deserto l'unica cosa che esce buona è la parrucca di Ron Perlman e qualche incursione delle creature per il resto è un film che deraglia in ogni dove, non ne azzecca una, la recitazione è penosa, lo svolgimento insensato e inadeguato, il ritmo disordinato e i mostri in c.g fatti peggio di quello che avrei mai pensato si vedono con il contagocce.


martedì 12 gennaio 2021

Storia fantastica


Titolo: Storia fantastica
Regia: Rob Reiner
Anno: 1987
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Una principessa ama il suo servitore, che però deve partire per terre lontane. Durante la sua assenza, un malvagio nobiluomo s'invaghisce della principessa e la fa rapire da tre figuri. Ma, a salvarla torna, provvidenzialmente, l'innamorato, che, dopo alterne vicende, punisce il malvagio e sposa la bella.

I fantasy anni '80. Quanti bei ricordi. Il film di Reiner forse è addirittura uno dei più atipici per struttura, spessore, elementi di genere e personaggi memorabili.
La storia fantastica è un film imperfetto e proprio nella sua imperfezione trova alcuni elementi suggestivi e indimenticabili come le sfide con Fezzik, Inigo e Vizzini. Prendendo a piene mani da Petersen l'idea che il racconto entra nella fiaba o nel libro, il film pur senza un budget faraonico (15 milioni incassandone 30) riesce dalla sua a trasformare tanti stereotipi del film d'avventura impreziosendolo con alcuni dettagli degni di nota come la palude del fuoco, Max dei miracoli e i vecchissimi maghi, la macchina della morte che risucchia gli anni di vita e molto altro ancora.
Epico o meglio epic-fantasy con una discreta dose di ironia ma dall'altra alcuni temi spesso sminuiti come il nonno-adulto che tenta di far capire l’importanza dei racconti con principesse, spose e il terribile pirata Roberts ( in fondo non si saprà mai chi ha mai visto o se è esistito il pirata Roberts) come racconta Westley. Un'opera tutt'altro che ingenua in grado di saper destrutturare la genesi delle favole e del fantasy (in questo facendo un passo in più o una scelta coraggiosa rispetto ai suoi simili) e ritagliandosi così tante battute rimaste nella memoria di tutti.



giovedì 17 dicembre 2020

Kaan principe guerriero


Titolo: Kaan principe guerriero
Regia: Don Coscarelli
Anno: 1982
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Le avventure di Kaan, figlio del re Zed, che insieme ai suoi fidi compagni (un'aquila, due furetti e una pantera nera) sconfigge il terribile sacerdote Max che aveva imprigionato sua padre e la bella Kiri.

Gli anni '80 prima di Jackson sono stati i più importanti per il fantasy. CONAN, EXCALIBUR, HIGHLANDER, WILLOW, STORIA FANTASTICA, per citare almeno quelli più heroic fantasy, quelli più dediti ai duelli e ai combattimenti.
Coscarelli che poi ha trovato il suo mood migliore nell'horror, gira questo viaggio dell'eroe di Kaan, con pochissimi effetti speciali e tante e astute idee che riescono a non farlo sfigurare pur rimanendo un'opera minore nel genere. Conan che incontra l'anello di Re Salomone. L'unica differenza di questo revenge movie dove non mancherà il solito attacco iniziale al villaggio di Kaan sterminando tutti e portandolo ad una vendetta, è quello di poter parlare con gli animali creando a differenza degli altri eroi dei film, un suo piccolo esercito (pantera, aquila e due ermellini).
L'età del bronzo, scenografie in parte abbozzate ma decorose, una recitazione purtroppo e spesso scarsa che non riesce ad appassionare e ad ingranare come in parte il protagonista, un budget limitato, ma forse l'elemento più interessante del film è la parte che ci conduce nemmeno a farlo apposta a virare nell'horror ovvero quel clan, quella setta di stregoni sacerdoti che sembrano una via di mezzo tra aquile giganti, mezzi mostri e con una potenza nello scontro incredibile come si vedrà nella battaglia finale cercando a suo modo di essere epica.

domenica 22 novembre 2020

Iced Hunter


Titolo: Iced Hunter
Regia: Davide Cancila
Anno: 2018
Paese: Italia
Giudizio: 2/5

Un alone di mistero avvolge il cacciatore di ghiaccio. Non si tratta di un normale essere umano e i suoi ricordi sembrano affiorare da una vita passata, dove Rafael, il suo mentore, gli insegnava a utilizzare i suoi poteri.

Ho provato a dare una possibilità a questo indie italiano Iced Hunter. Ci provo sempre con i film low budget nostrani soprattutto quando entrano nel cinema di genere come in questo caso provando ad essere molto coraggiosi tentando una via di mezzo tra un fantasy e un horror. Il risultato è NON CI RESTA CHE PIANGERE al contrario per come sfrutta male i salti temporali, un HIGHLANDER stuprato e amatoriale, con la differenza che per l'esordio di Cancila e tutta la crew, sono lacrime amare di un film completamente sbagliato almeno per quanto concerne la trama, lo sviluppo narrativo senza poi arrivare ai veri problemi quelli legati alle scene d'azione e i combattimenti. Capisco il bisogno di volerci mettere tutta l'azione possibile e immaginabile ma se non hai stunt man o coreografi o veri campioni di arti marziali è meglio lasciar perdere evitando una brutta figura e degli attori che dovendoci mettere la faccia finiscono per coprirsi di ridicolo.
E ora veniamo a degli scorci di trama o meglio delle scelte che potevano avere un senso con un minimo di budget. Il cacciatore di ghiaccio, ovvero una sorta di marchiato, è un eletto, l'unico demone in grado a sua volta di rompere le maledizioni, inseguito e braccato da una sorta di setta inquisitrice, i Domini Lupo, che non lesina massacri e razzie. Una setta che si porta dietro un altro demone, ben più pericoloso del protagonista e anche particolarmente mostruoso dal momento che invece Tsayd Qerach, interpretato da King, è il tipico belloccio che per fortuna visto il livello medio basso degli attori, contando che rimane muto per tutto il film, non fa una brutta figura.
Cosa si salva? Doppiaggio, ritmo in alcune scene, costumi e Rafael che prova a strizzare l'occhio a Ramirez con insopportabili risultati.

martedì 17 novembre 2020

Streghe(2020)


Titolo: Streghe(2020)
Regia: Robert Zemeckis
Anno: 2020
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Rimasto orfano dopo un incidente, un bambino di otto anni va a vivere a Demopolis, in Alabama, con la nonna. È il 1968, per gli afroamericani la vita non è semplice, ma per nonna e nipote il pericolo viene soprattutto dalla scoperta che le streghe - creature malvagie e orribili che odiano i bambini sopra ogni cosa - sono tornate. Convinti di sfuggire alla persecuzione, si rifugiano in un hotel di lusso dove lavora un loro cugino, senza sapere, però, che proprio in quel luogo sfarzoso si terrà l'annuale raduno delle streghe. E che la tremenda Strega suprema ha intenzione di trasformare tutti i bambini del mondo in topi.

Vi ricordate i film di una volta. Prima di arrivare al climax finale l'eroe o l'eroina dovevano superare diverse prove prima della vittoria o della salvezza. Questo interessante strumento drammaturgico nell'ultimo film di Zemeckis è stato tagliato con l'accetta mostrando tre atti che senza nessun colpo di scena, ostacoli o altro arrivano dritti dritti ad un finale prevedibile e indigesto.
Senza stare a fare nessun paragone con il film precedente, l'opera sceglie e si adatta immediatamente con un altro tipo di pubblico risultando per niente pauroso come poteva essere il make up delle streghe nel film di Nicolas Roeg. Pu avendo assoldato Del Toro in una sceneggiatura a più mani, The Witch rimane un dramma ambientato tra l'altro in Alabama con molti protagonisti di colore (scelta condannata da buona parte della critica americana per ragioni che non riesco sinceramente a capire). A parte l'uso eccessivo della c.g per quanto concerne topi e la fisionomia delle streghe, funziona a tratti come film per famiglia, quasi per nulla come horror e i jump scared così come la struttura in generale sembra essere stata strutturata velocemente senza troppi riguardi.



domenica 11 ottobre 2020

Devilman-La Genesi


Titolo: Devilman-La Genesi
Regia: Tsutomu Lida
Anno: 1987
Paese: Giappone
Giudizio: 5/5

La vita da teenager di Akira viene sconvolta dal suo amico Ryo Asuka quando questi gli svela un terribile segreto (pagato con la vita da suo padre, un famoso archeologo). A quanto pare la Terra sta per essere invasa dai demoni, esseri mostruosi ibernati per secoli nei ghiacci e che stanno per tornare in superficie. Secondo Ryo i demoni avrebbero vissuto sulla Terra prima della comparsa dell'uomo, e adesso ne rivendicherebbero il possesso.L'unico modo per sconfiggerli sembrerebbe quello di prendere il controllo dei poteri dei demoni stessi, così da combatterli "ad armi pari". Ryo coinvolge quindi l'amico in un terribile Sabba, durante il quale Akira si fonde con Amon, il più potente e terribile dei demoni, e si trasforma in Devilman. Solo lo spirito puro del ragazzo e il suo grande amore per la bella Miki gli permette di controllare Amon, e di utilizzare i poteri del demone per difendere il genere umano.

Il primo Oav di Devilman parte con una sorta di genesi dove i demoni al tempo popolavano la Terra. Uccisioni, massacri, predominazione e la legge del più forte erano i soli ingredienti primordiali. Così esseri dotati di un potere enorme (delle sorte di fate diaboliche) distrussero parte del creato per permettere una nuova nascita di elementi meno truculenti e non solo dediti alla distruzione.
Arriviamo a noi dove scopriamo Rio Asuka con lo scopo di comprendere cosa è successo a suo padre e da quel momento una sorta di patto di sangue con la natura demoniaca pronta, nella fattispecie dell'amico Akira/Amon, a trovare una vittima sacrificale con cui plasmarsi.
Devilman-La genesi a quindici anni dalla nascita dell'opera di Go Nagai che ha letteralmente stravolto e stuprato il concetto stesso di violenza, di soprusi e di malvagità. Un concentrato a cui nulla fino ad allora si era avvicinato soprattutto nel giocare continuamente sul tema della liberazione dei propri istinti primordiali e della lotta perenne contro le proprie paure ancestrali.
Il demone che vive dentro di noi in grado di compiere ogni atrocità possibile è una metafora pazzesca soprattutto di un popolo e di un paese che ha dovuto inghiottire senza potersi vendicare uno degli abomini storici più eclatanti mai avvenuti. Da qui il lato oscuro dell'autore il quale esprime a piena potenza un nichilismo e un pessimismo cosmico in una visione ineguagliata di inusitata violenza della crudeltà implicita nella vita e nell'essere umano.

Devilman-Arpia Silen


Titolo: Devilman-Arpia Silen
Regia: Umanosuke Lida
Anno: 1990
Paese: Giappone
Giudizio: 5/5

Casa Makimura: una telefonata inquietante scuote Akira Fudo, ormai mutato nell"aspetto e nel comportamento, e lo spinge a recarsi in un condotto della rete fognaria. Le grida di una donna torturata risvegliano i ricordi di Amon, il demone nel corpo di Akira, e portano alla coscienza del giovane il nome del suo nemico: Ginmen.

La trilogia di Devilman ha letteralmente stravolto ogni concetto di animazione violenta, splatter con tinte gore e colpi di scena letteralmente spiazzanti. Messa da parte la storia che nel primo capitolo viene narrata molto bene senza lasciare di fatto nessun dubbio, il secondo capitolo è puro action adrenalinico, un combattimento vertiginoso e acrobatico tra una delle serve di Satana tra le più potenti Silen e il nostro Akira/Amon. Arti spezzati, morsi, location ovvero città devastate da forze senza eguali che non accennano a risparmiare nulla. Un lungo e indiscusso combattimento dove nonostante Silen sia una donna, il nostro Akira/Amon non avrà nessun tipo di indulgenza.
Il tema del sacrificio è molto presente nel film dove viene sacrificata la stessa madre di Akira incastonata insieme ad altri membri della famiglia nella corazza del primo demone che incontra, Jimmel, fino al sacrificio di Kaim, una sorta di rinoceronte preistorico che decide pur sapendo che morirà di fondersi con Silen nell'attacco finale ad Amon.

Devilman-Amon, l'apocalisse di Devilman


Titolo: Devilman-Amon, l'apocalisse di Devilman
Regia: Ken'ichi Takeshita
Anno: 2000
Paese: Giappone
Giudizio: 5/5

Per molto tempo Akira Fudo ha combattuto l'invasione demoniaca della Terra con i suoi poteri di Devilman, dominati dal suo forte equilibrio interiore che reprimeva l'indole bestiale del mostruoso Amon attraverso l'amore per Miki. La morte di quest'ultima a opera degli umani ha però fatto uscire di senno il ragazzo che, lasciatosi corrompere dal suo animo malvagio, perde ogni legame con la razza umana divenendo un mostro sanguinario. Per Akira c'è solo una speranza di tornare alla normalità: sconfiggere nel suo subconscio il terribile demone...

Arriviamo alla resa dei conti dove nemmeno a farlo apposta moriranno tutti coloro che abbiamo visto nei precedenti capitoli nonchè i nuovi Devilman. Alcuni momenti prima dello scontro finale i quali servono a portare Akira allo strazio finale come quello della casa di Miki dove vengono uccisi lei e il fratello sono di una violenza senza pari. Il bambino a cui viene sparata una freccia in testa e poi decapitato fino a Miki a cui viene anche a lei mozzata la testa in quanto strega, sono forse i momenti più crudeli dell'intera opera insieme alla scena in cui Amon anzichè salvare il corpo del piccolo Devilman facente parte della squadra dei Devilman trucidati dai demoni, comincia a strapparne gli arti mangiandoseli davanti a tutti.
Ryo che già compariva nel secondo Oav cercando di aiutare Akira/Amon contro Silen, qui sceglie il lato oscuro diventando l'angelo prediletto da Dio, quel famoso Satana con cui ci sarà uno scontro finale. Sterminio, battaglia coi demoni e scontro finale con Satana. Tre parti gestite molto bene nonostante la critica e il pubblico con questo terzo Oav siano state molto negative senza comprendere appieno lo spirito e l'analisi dell'opera che chiude in maniera magistrale un trittico che rappresenta uno dei capisaldi dell'animazione mondiale. Un'opera densa e matura dove viene chiamata in causa la discesa negli inferi di Dante, dove le forme e i colori danno risalto ad un world building esagerato e pieno di esseri indicibili e di una morale pessimista e nichilista che vorrebbe i demoni al posto degli umani a riprendersi ciò che in passato era loro.

martedì 15 settembre 2020

Double World


Titolo: Double World
Regia: Teddy Chan
Anno: 2020
Paese: Cina
Giudizio: 3/5

Il giovane Dong Yilong vuole recare prestigio al suo clan e decide di diventare un guerriero dell'impero. Così, inizia un periglioso viaggio per partecipare a un torneo finalizzato alla selezione.

Di nuovo mitologia e folklore popolare, in questo caso tratto da un video gioco di successo.
Siamo ben distanti da Journey to the west – Demon strike oppure League of God ma gli ingredienti come l'epicità, il fantasy, il wuxia e gli intrecci politici e amorosi non mancano.
Chan conosce bene l'action avendo dimostrato in passato di sapersi confrontare con film complessi avendo buona dimestichezza dei tempi e di dove saper piazzare la mdp. In Double World muoiono in tanti, alcuni inaspettati, alzando così l'asticella dei colpi di scena e della posta in gioco.
C'è qualche mostro, scorpioni giganti, una non meglio precisata creatura a difendere l'antagonista (un cane orso troppo cresciuto) e poi un serpente drago. Ci sono molti clan, tutti del sud e tutti tenuti assieme dall'onore per difendere l'amor di patria, e poi questo trio di protagonisti a cui si appoggerà una quarta desaparecidos, a dover affrontare molteplici prove iniziatiche e di sopravvivenza andando il più delle volte contro la propria filosofia personale.
Double World al di là della trama scontata, cerca di fare il suo senza sbilanciarsi troppo dal momento che non avrebbe giovato, trovando nell'avventura, nel viaggio dell'eroe e quello iniziatico nonchè di formazione le formule per creare più pathos possibile con i protagonisti (tutti incredibilmente buoni e costretti chi più chi meno ad una vendetta personale o a cercare delle risposte sul proprio passato).
La pecca forse è l'esagerazione della c.g e dell'ipervelocità nei combattimenti, per il resto si lascia vedere molto bene nelle sue due ore senza mai abbassare ritmo e intensità.