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lunedì 21 marzo 2011

Existenz

Titolo: Existenz
Regia: David Cronemberg
Anno: 1999
Paese: Usa/Canada
Giudizio: 4/5

In un futuro imprecisato, la famosa creatrice di videogiochi Allegra Geller sta per presentare la sua ultima creazione: eXistenZ, un gioco basato su un particolare sistema di collegamenti biologici che permette al giocatore di vivere una dimensione parallela, del tutto realistica. Durante la prima dimostrazione del gioco, un terrorista infiltrato fa fuoco e ferisce Allegra: quest'ultima sarà costretta a fuggire insieme a Ted, addetto alla sicurezza nella ditta che distribuisce eXistenZ.

Vedendo questo film la prima domanda che mi salta in mente è –Vivrò abbastanza per giocare ad Existenz?-forse no, ma non ne sarei tanto sicuro e comunque se ci fosse la possibilità sarei uno dei primi a farmi installare una bio-porta.
Film nemmeno troppo originale come soggetto in cui prendere parte ad un gioco può essere talvolta pericoloso e può non sembrare più un semplice intrattenimento, ma la più raccapricciante delle realtà, una vita allargata in cui ti senti più potente e puoi gestirti meglio il tuo personaggio rendendolo più violento oppure una checca indefessa.
Libertà a 360 gradi quello che non succede nella nostra realtà.
Così Cronemberg ci mostra i suoi i-pod simili a quelli reali ma più in carne, un cavo di connessione corporea nemmeno così inverosimile e il risultato è un bellissimo film in cui contribuisce la recitazione sopra le righe del sempre bravo Jude Law assistito da una calzante, ma meno espressiva Jennifer Jason Lee, che abbandonò le riprese di EYES WIDE SHUT per questa pellicola, Ian Holm e Willem Dafoe in due ruoli piccini piccini.
Gli effetti speciali così come il draghetto a due teste e gli anfibi clonati degni del peggior McDonald futuristico sono fatti benissimo.
La realtà sfasata, le bio-porte, i personaggi che parlano solo se interpellati sono peculiari di una tematica allargata che ha sempre interessato il regista canadese in quasi tutta la sua filmografia.
Ora il punto è: Cronemberg immagina questo per chiederci se potremmo preferire una realtà virtuale alla nostra sempre più di plastica vista passivamente attraverso gli occhi di televisori e mezzi tecnologici sempre più allargati? E’ giusto in una società violenta come la nostra poter prendere parte ad una sorta di tutti contro tutti in cui puoi fare esattamente quello che vuoi?

Ragazza sul ponte

Titolo: Ragazza sul ponte
Regia: Patrice Le conte
Anno: 1999
Paese: Francia
Giudizio: 4/5

Adèle sta per buttarsi da un ponte per annegare tutti i dispiaceri, ma una voce cerca di farla riflettere a non commettere errori. E’ Gabor, un lanciatore di coltelli disperato quanto Adèle. La ragazza si butta, e dopo essere stata salvata dall’uomo, lo segue come bersaglio per i suoi spettacoli. Entrambi cominciano a cambiare il loro destino, la fortuna si muove dalla loro parte e dopo il primo spettacolo, in cui Gabor prova il numero bendato, arriva il successo. Vincono alla roulette e alla lotteria, lanciano coltelli sulla ruota della morte in una crociera, ma alla fine la frivola Adèle decide di partire con un greco. Dopo errori e vani tentativi di ritrovare la fortuna, i due si rincontreranno sullo stesso ponte.

La fille sur le pont è visivamente eccellente, la bellissima e impeccabile fotografia in bianco e nero di Jean-Marie Dreujou riesce a creare un atmosfera suggestiva e disperata e a portare a casa un film delizioso dal regista de IL MARITO DELLA PARRUCCHIERA.
"Io non ho mai avuto niente, tranne la sfiga" è la frase che forse meglio traduce lo spirito del film e della sua protagonista Adèle, una donna che pensa di aver perso tutto, quasi un Ameliè con tutti quei modelli e quelle espressioni caricaturali.
Auteil è ottimo nella parte, anche se poco caratterizzato come personaggio, il romanticismo freddo e ingenuo di Gabor con le sue battute veloci e distaccate confermano il talento di uno dei migliori attori francesi sulla piazza. Il gusto poi di entrambi nel provare piacere e paura quando fanno gli spettacoli è molto poetico così come la scelta del regista di mostrarci un rapporto che non arriva mai al sesso, ma si ferma ad un intenso amore platonico.
Notevoli le musiche.
Il soggetto e la sceneggiatura sono di Serge Frydman.
Si passa dal circo in cui, tra l’altro, vediamo una bellissima panoramica d’artisti e “freaks”, così come la scelta di mostrare a volte i dialoghi telepatici tra i due per poi passare ad un road movie che stona almeno in parte con le intenzioni iniziali e sembra inserito con difficoltà per tappare quei pochi buchi di sceneggiatura.
Un film forte, suggestivo e romantico che cita anche se mai in tono plateale alcuni capolavori nostri cercando di ricreare delle atmosfere felliniane e che fanno apparire il tutto come un grosso sogno romantico che non cade mai nel banale.

domenica 20 marzo 2011

Ley Lines

Titolo: Ley Lines
Regia: Miike Takashi
Anno: 1999
Paese: Giappone
Giudizio: 4/5

Ryuichi e un ragazzo cinese che abita in Giappone. Purtroppo a causa di continue discriminazioni parte con il fratello Shun e l’amico Chan per Tokyo dove inizieranno a lavorare per un boss per poi cercare di fregarlo.

Ley Lines è del’99. Il genere mischia come sempre tematiche di yakuza con una storia drammatica, un percorso di formazione, un affresco d’amicizia e fiducia e una riflessione su che senso poter dare alla vita.
Come sempre il film è girato molto bene con scelte stilistiche d’effetto e numerose trovate. Ci sono dei momenti catartici assolutamente miikiani come il pappone che picchia la prostituta Anita che rimanda ad Ichi per la carica di violenza della scena. Anche il modo di mostrare i combattimenti come la scena in cui Ryuichi picchia il fratello Shun ricorda molto Rainy Dog.
Bravi gli attori alcuni fedeli alla filmografia di Miike come Sho Aikawa, Ren Osugi, Tomorowo Taguchi, Kashiwaya Michisuke e altri come il protagonista Kitamura Kazuki.
Il film quindi non racconta solo di tre amici che vogliono evadere da una realtà denigrante per piombare nell’inferno che non regala nulla ma che invece esige e non transige.
Le loro peripezie, il rapporto con la prostituta Anita che prima li deruba e poi gli aiuta complice di un itinerario di violenze e rapine.
Non mi soffermo sulla parte tecnica perché come sempre è incisiva ed efficace. La storia è forse una delle più “normali” che non esagera quasi mai e regala a parte scene indimenticabili una piccola nota di riflessione.


Splendor

Titolo: Splendor
Regia: Gregg Araki
Paese: Usa
Anno: 1999
Giudizio: 2/5

Veronica(Robertson)è una ragazza frustrata. Non riesce a trovare un ragazzo e con l’aiuto di un amica(Kelly McDonald)riesce a trovare ben due ragazzi ad una festa di Halloween. Naturalmente non sa scegliere così se li porta a letto entrambi e per gioco li costringe a baciarsi. Quando però la bella Veronica sarà in cinta, allora per il fortunato trio inizieranno i problemi.

Araki ha dovuto moderarsi e abbassare i toni non potendo sfornare un altro gioiellino come lo è stato a suo tempo DOOM GENERATION.
Lo stile pop acido con punte di grottesco certo non manca al regista, anche se si era abituati ad ogni tipo d’eccesso anticonformista.
Il genere della commedia giovanile non mi piace particolarmente, poiché troppo stereotipata, tuttavia il film è condito con ottimi colori che danno maggior stile alla caratterizzazione dei personaggi.
In parte tutti gli attori.
La protagonista è la teen ager di Beverly Hills. Strano ma vero. Tuttavia stupisce come abbia abbandonato così in fretta tutti quei tabù per sottoporsi al ruolo di Veronica accettando quindi una catarsi con un personaggio estremo e sensuale.

domenica 13 marzo 2011

Terror Firmer

Titolo: Terror Firmer
Regia: Lloyd Kaufman
Anno: 1999
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

La storia si svolge sul set di un film della Troma, un possibile sequel di the Toxic Advenger. Durante le riprese una dark lady misteriosa si aggira indisturbata nelle varie location, seducendo vari membri della troupe per poi massacrarli nei modi più crudeli.

Questo è il migliore dei tre innanzitutto perchè non ha una struttura da film ma racconta una specie di film nel film. Un regista cieco, una protagonista che assomiglia alla Watts ed è fichissima(una pussy coi controfiocchi), Sgt.Kabukiman e Toxic giusto per omaggiare i film della Troma. Insomma ci sono tutti pure il tipo con la testa di vacca che viene ucciso in Toxic IV dallo stesso Toxic cattivo.
L'inizio è sorprendente...una donna killer che assomiglia come stile vagamente all' ANGELO DELLA VENDETTA di Ferrara, naturalmente in chiave trashissima, arriva e comincia a staccare gambe, cazzi, infila bong nei culi con tanto di coca e acqua sporca annessa.
Vedetelo e vi farete delle ghiotte risate.