Visualizzazione post con etichetta 1995. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta 1995. Mostra tutti i post

martedì 22 marzo 2011

Dea dell’amore

Titolo: Dea dell’amore
Regia: Woody Allen
Anno: 1995
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Una coppia (Lenny, cronista sportivo, e Amanda, una gallerista), adotta un bimbo, Max, ceduto appena nato ad un istituto da una giovane sconosciuta. Il piccolo Max è adorabile, ma Lenny è ossessionato dal desiderio di conoscere la madre del piccolo. Carpito l'ultimo recapito della donna, Lenny riesce a scoprirne l'identità: è Linda, pornostar e prostituta.

Mighty Aphrodite è sicuramente un film spassoso che come tutte le pellicole di Allen non annoia mai perché continuamente imbottito da gag e da frasi che rendono il regista americano celebre e divertente. La storia di affidi, le problematiche di coppia con necessari tradimenti, di cosa dire e cosa non dire per non cambiare il destino e per seguire i consigli di Cassandra e Tiresia che fanno parte di un gustosissimo ma a tratti stancante e ripetitivo Greek Chorus. Le parti venute meglio sono sicuramente quelle che vedono l’incontro tra Lenny e Linda alias “Judy Orgasm”. Pieno di dialoghi senza freni e con un linguaggio spregiudicato che non sottrae nulla. Un Allen in gran forma che non tramonta mai che ancora una volta è affiancato alla fotografia da Carlo Di Palma, predilige a differenza di altri suoi film le musiche di Dick Hyman è infatti si respira molto meno jazz che in altri suoi famosi.
Una divertente commediola satirica. Non uno dei migliori Allen ma sempre divertente

lunedì 21 marzo 2011

Dead Man

Titolo: Dead Man
Regia: Jim Jarmush
Anno: 1995
Paese: Usa/Germania/Giappone
Giudizio: 4/5

Fine Ottocento, William Blake è un giovane contabile che si dirige in Arizona per cercar lavoro. Incontra una ragazza, ma è costretto dopo la sua morte ad uccidere per legittima difesa il fidanzato. L’episodio suscita l’ira del nonno del ragazzo che manda tre cacciatori di taglie a braccarlo. Blake lungo il cammino viene aiutato da Nessuno, un pellerossa convinto che sia il poeta famoso morto nel 1827. Da qui inizia il viaggio in tutti i sensi di William costretto a difendersi e ad attaccare al momento opportuno.

Un viaggio allucinato, poetico e onirico.
Un western “moderno”, forse quasi unico nelle sue atmosfere metafisiche. La scenografia è curatissima mostrando paesaggi strani e insoliti unita ad una calda fotografia in bianco e nero.
Il film ha uno sviluppo lento, i personaggi sembrano stanchi e in molte occasioni di fronte ad omicidi o via dicendo non ci sono reazioni, rendendo il tutto ambiguo e anomalo. Questo è sicuramente uno dei punti forti del film, ovvero mostrare personaggi quasi privi d’identità che si sono persi o stanno cercando un posto dove andare. Deep è straordinario riesce ad immedesimarsi perfettamente in un classico eroe che non ha nulla d’eroico. Si guarda in giro come se non conoscesse nulla di quello che sta succedendo per poi diventare implacabile, quando ormai riesce a delineare un obbiettivo.
Musiche perfette di Neil Young, adattissime al contesto del film.
Come sempre nella filmografia di Jarmush, questo è un esperimento assolutamente ben riuscito che sfrutta le musiche, la fotografia e i paesaggi per estraniarti. Un classico film atipico, in cui certo non manca una solida struttura drammaturgica, ma si muove a rilento incantando lo spettatore come a distoglierlo dagli obbiettivi dei personaggi e farlo immergere in atmosfere magnifiche.

domenica 20 marzo 2011

Getting Any

Titolo: Getting Any
Regia: Takeshi Kitano
Anno: 1995
Paese: Giappone
Giudizio: 4/5

Asao stabilisce che per aumentare la propria attività sessuale ha assolutamente bisogno di un'automobile. In seguito, non riuscendo nel suo intento, proverà di volta in volta a diventare attore, killer, minatore e quant’altro pur di rimediare più soldi possibili e diventare un grande amatore.

Getting any è indubbiamente uno dei film più comici dell'autore giapponese. Fuori da ogni schema narrativo tradizionale senza regole ed esagerato tanto da partire come una tranquilla commedia e riuscendo infine proprio ingigantendola a fargli assumere il tono di un film di fantascienza anni'50 con l'imperdibile uomo-mosca. Il film analizza in maniera sempre satirica, anche se mai banale, il percorso di un uomo che non riesce a collocarsi nella società contemporanea giapponese sempre più omologata e sfrenata nei ritmi.
Il protagonista comincia con il desiderio di possedere una donna in una macchina e da quel momento inizia a fantasticare e contemporaneamente esagerano le vignette e le situazioni in cui si colloca come quando inavvertitamente uccide il boss dei boss della yakuza e rimane unico affiliato dato che gli altri si uccidono a vicenda.
Il protagonista è il calibratissimo Lizuka Minoru attore già al servizio di film di Takashi Miike come per vari altri giapponesi. Capace di esprimere sempre al meglio le circostanze e gli avvenimenti che si susseguono. Naturalmente anche Takeshi si ritaglia una memorabile parte nel ruolo dello scienziato pazzo che per raggiungere l'uomo invisibile(e ci riesce)ci riprova ma creca luomo mosca. In questo film per certi versi si ha una somiglianza soprattutto nel finale con ZEBRAMAN del già citato Takashi.
Un film pieno di humor,azione,slapstick,scene surreali ma anche grottesche, irriverenti e mai troppo serie se non nella riflessione su un paese sempre più contaminato che riflette il tutto nei quadri sempre magnifici di Kitano.

Doom Generation

Titolo: Doom Generation
Regia: Gregg Araki
Anno: 1995
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Una coppia di ventenni balordi aiuta un coetaneo, più sciroccato di loro, che li coinvolge in azioni violente e in un triangolo amoroso che trasuda di sesso, droga, punk-rock e televisione.

Uno dei film che al tempo più mi scandalizzò soprattutto per la scena finale in cui con un paio di forbici viene mozzato l’uccello di uno dei tre protagonisti.
Questo film è sempre stato un manifesto. Io ho trovato per alcuni aspetti molto più pulp questo che i film di Tarantino. Hanno sempre scritto le peggio cose e gettato merda sui film di Araki che certo non sono tutti belli, SPLENDOR è poco più che una commedia e l’ultimo film uscito a Cannes dopo il capolavoro MYSTERIOUS SKIN non è stato accolto bene.
Tuttavia Araki in questo film contamina completamente la pellicola con riferimenti strampalati, citazioni, scene volutamente splatter, humor e tanto sesso e un cinismo oltre che voyeurismo che accompagnano tutto il film.
Il cast è formato da giovani in cui spicca l’attore feticcio di Araki, James Duval che come altri deve solo ringraziare che il regista si è invaghito di lui, l’ex di Manson Rose McGowan lanciata proprio con questo film per poi essere la prima vittima in GRINDHOUSE e Johnathon Schaec che dopo si è perso facendo cacate innominabili.
Uno dei pregi di questo regista è quello di saper creare un’atmosfera in cui gli attori sono liberi di dare il meglio di loro stessi senza sbavature.
Un film sull’eccesso con un ritmo sfrenato, sul bisogno del consumo da parte dei giovani.
Al tempo credo quindi dieci anni fa quando lo vidi per la prima volta in tv ero rimasto scandalizzato perché tutta la scena finale era stata censurata da rete porca quattro, cioè era stato oscurato tutto il secondo tempo. La cosa deprimente era che si sentiva l’audio me non si vedevano le immagini dello stupro della ragazza da parte dei nazi(…quella madonnina dove è finita…). Finalmente lo trovai giorni dopo perché la mia ricerca era frenetica indovinate un po’ dove…da Blockbuster.
Intramontabile come i classici e frenetico come il cinema low-budget sa essere quando al timone c’è un bravo regista.

El Dia De la Bestia

Titolo: El Dia De la Bestia
Regia: Alex De La Iglesia
Anno: 1995
Paese: Italia/Spagna
Giudizio: 3/5

Il giorno dell'apocalisse è vicino e Satana si prepara per il grande colpo. A tentare di salvare il mondo e l'umanità, uno scalcinato pretino e i suoi improbabili alleati amanti dell'heavy metal.

Alex De Iglesia è un regista in gamba e il suo secondo lungometraggio è un film convulso composto da trovate e momenti divertenti che strizza l’occhio agli horror satanici. Il regista sa come muoversi, come scherzare usando l’ironia giusta.
Casting tutto spagnolo tranne una poco convincente Maria Grazia Cucinotta che qui per fortuna non è più che figurante e a parte le tette non fa bella figura.
Il tema dell’apocalisse non è molto originale ma se si pensa che questo film sa dare una sfumatura molto grottesca in quasi tutte le trovate senza prendersi mai troppo sul serio (e qui di registi incalliti ce ne sono molti!) allora si guarda senza remore. L’umorismo non manca e i generi che si contaminano sono davvero molti, low-budget la spesa se contiamo che a parte un demonio caprino, il resto è tutto senza effetti speciali vistosi.
Per gli amanti del genere che vogliono divertirsi.