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domenica 20 marzo 2011

Getting Any

Titolo: Getting Any
Regia: Takeshi Kitano
Anno: 1995
Paese: Giappone
Giudizio: 4/5

Asao stabilisce che per aumentare la propria attività sessuale ha assolutamente bisogno di un'automobile. In seguito, non riuscendo nel suo intento, proverà di volta in volta a diventare attore, killer, minatore e quant’altro pur di rimediare più soldi possibili e diventare un grande amatore.

Getting any è indubbiamente uno dei film più comici dell'autore giapponese. Fuori da ogni schema narrativo tradizionale senza regole ed esagerato tanto da partire come una tranquilla commedia e riuscendo infine proprio ingigantendola a fargli assumere il tono di un film di fantascienza anni'50 con l'imperdibile uomo-mosca. Il film analizza in maniera sempre satirica, anche se mai banale, il percorso di un uomo che non riesce a collocarsi nella società contemporanea giapponese sempre più omologata e sfrenata nei ritmi.
Il protagonista comincia con il desiderio di possedere una donna in una macchina e da quel momento inizia a fantasticare e contemporaneamente esagerano le vignette e le situazioni in cui si colloca come quando inavvertitamente uccide il boss dei boss della yakuza e rimane unico affiliato dato che gli altri si uccidono a vicenda.
Il protagonista è il calibratissimo Lizuka Minoru attore già al servizio di film di Takashi Miike come per vari altri giapponesi. Capace di esprimere sempre al meglio le circostanze e gli avvenimenti che si susseguono. Naturalmente anche Takeshi si ritaglia una memorabile parte nel ruolo dello scienziato pazzo che per raggiungere l'uomo invisibile(e ci riesce)ci riprova ma creca luomo mosca. In questo film per certi versi si ha una somiglianza soprattutto nel finale con ZEBRAMAN del già citato Takashi.
Un film pieno di humor,azione,slapstick,scene surreali ma anche grottesche, irriverenti e mai troppo serie se non nella riflessione su un paese sempre più contaminato che riflette il tutto nei quadri sempre magnifici di Kitano.

Ley Lines

Titolo: Ley Lines
Regia: Miike Takashi
Anno: 1999
Paese: Giappone
Giudizio: 4/5

Ryuichi e un ragazzo cinese che abita in Giappone. Purtroppo a causa di continue discriminazioni parte con il fratello Shun e l’amico Chan per Tokyo dove inizieranno a lavorare per un boss per poi cercare di fregarlo.

Ley Lines è del’99. Il genere mischia come sempre tematiche di yakuza con una storia drammatica, un percorso di formazione, un affresco d’amicizia e fiducia e una riflessione su che senso poter dare alla vita.
Come sempre il film è girato molto bene con scelte stilistiche d’effetto e numerose trovate. Ci sono dei momenti catartici assolutamente miikiani come il pappone che picchia la prostituta Anita che rimanda ad Ichi per la carica di violenza della scena. Anche il modo di mostrare i combattimenti come la scena in cui Ryuichi picchia il fratello Shun ricorda molto Rainy Dog.
Bravi gli attori alcuni fedeli alla filmografia di Miike come Sho Aikawa, Ren Osugi, Tomorowo Taguchi, Kashiwaya Michisuke e altri come il protagonista Kitamura Kazuki.
Il film quindi non racconta solo di tre amici che vogliono evadere da una realtà denigrante per piombare nell’inferno che non regala nulla ma che invece esige e non transige.
Le loro peripezie, il rapporto con la prostituta Anita che prima li deruba e poi gli aiuta complice di un itinerario di violenze e rapine.
Non mi soffermo sulla parte tecnica perché come sempre è incisiva ed efficace. La storia è forse una delle più “normali” che non esagera quasi mai e regala a parte scene indimenticabili una piccola nota di riflessione.


giovedì 17 marzo 2011

Crow Zero II

Titolo: Crow Zero II
Regia: Miike Takashi
Anno: 2009
Paese: Giappone
Giudizio: 4/5

Diversi mesi dopo la fine del primo capitolo cominciano dei nuovi guai quando i teppisti conosciuti come 'L'esercito degli assassini' della scuola superiore rivale Hosen Academy minacciano la Suzuran High aka la scuola dei Corvi.
La spietata banda Hosen perseguita lo studente della Suzuran: Sho Kawanishi dopo il suo rilascio dal riformatorio per aver ucciso un membro della Hosen due anni prima. Kawanishi si rivolge ai giovani membri della gang Suzuran per protezione. La Housen cerca vendetta sull'intera Suzuran, mentre un combattimento alla Suzuran High la rende ancora più sensibile alle minacce della Housen.

Il primo capitolo delle avventure all'interno delle scuole superiori giapponesi aveva regalato nel 2007 un film indimenticabile.
Miike regista fuori dagli schemi e forse uno dei pochi in vita a non sbagliare quasi nulla della sua incontrastata filmografia (rimaniamo sempre su 2/3 film l'anno).
Questo secondo capitolo è il degno successore delle prime mirabolandi imprese dei clan dei licei.
Un inizio da favola per un film che nei suoi 133' non perde mai la presa riuscendo a mantenere quel perfetto binomio tra storia/dialoghi e scene d'azione ovviamente più che mai portate agli eccessi.
Non è facile adattare film dai fumetti ma in questo caso anzi per due volte di fila il risultato è assicurato e Crows il manga di Hiroshi Takahashi non perde quell'atmosfera caotica e tutta quella gerarchia seconda solo alla yakuza fatta di personaggi eccessivi e abilmente caratterizzati senza perdere di nota alcune sottostorie importanti e drammatiche su vicissitudini famigliari.
A tratti incredibilmente divertente come le gag del componente dello Suzuran alle prese con una ragazza con cui non riesce ad essere normale e in altre spiazzante per la sua violenza e sempre una bilancia di perfetti connubi ed estetismi sorprendenti.
Sicuramente solo il prolifico regista nipponico riesce meglio di altri a intavolare delle risse tamarre tra studenti teppisti restituendo ai bravi protagonisti tutta quella carica eversiva e istintiva che connota in più personaggi la verve e l'interpretazione carismatica.
Un primo passo a per ingraziarsi l'interesse di alcuni capi clan.
Crow Zero II lascia anche interdetti sulla formazione dei giovani ragazzi che devono per forza appartenere a qualcosa per non sentirsi disorientati in una società altamente alienante.
La scelta stilistica di Miike su alcune scelte come quella dei colori ricorda in parte SUKIYAKI WESTERN DJANGO, e come al solito mantiene alcuni dei suoi elementi di forza del reparto tecnico sempre all'avanguardia e mai eccessivo nella c.g (poche le eccezzioni come i corvi e la scuola che prende fuoco).
Un film cult che ha la sfortuna di non essere cagato da noi in patria come gran parte delle opere del regista ma che mantiene una sua carica eversiva totalmente a 360°gradi.
Grazie Miike.

lunedì 14 marzo 2011

Agitator

Titolo: Agitator
Regia: Takashi Miike
Anno: 2001
Durata: Giappone
Giudizio: 5/5

Le due gang yakuza Shirane e Yokomizo controllano, spartendosela, la città. Dopo che un membro ubriaco degli Shirane causa danni in un bar nel territorio degli Yokomizo, questi ultimi fanno assassinare il sommo boss degli Shirane e propongono ai reggenti di questi una trattativa che difficilmente potranno rifiutare. Il boss Higuchi, e sopratutto il suo rampollo Kunihiko, accortisi delle strane manovre, prendono tempo; ma difficilmente il primo riuscirà a tenere a freno l'ira del secondo, ira che sfocierà inarrestabile sopratutto dopo l'uccisione di Higuchi stesso

Uno dei migliori Miike.
Adrenalinico ma non come è prassi nei suoi film direi con una certa marcia in più.
Fuori da ogni contesto e visivamente impeccabile. Questo film è veramente furibondo nella descrizione di un mondo in cui i rapporti tra famiglie yakuza sono disegnate sempre con più accanimento e rassegnazione con un incontrollabile desiderio di vendetta che scatena reazioni a catena e porta ad esagerazioni che comunque nel caso del regista giapponese funzionano sempre perché necessarie alla sua forma di racconto.
Il protagonista è stilosissimo e con una rabbia tale da renderlo un vero e proprio “Agitator”.
La sceneggiatura è sviluppata in maniera non-ordinaria, classica del regista ma in questo caso diversa dalla sua maniera comune di concepire uno yakuza-movie. In questo caso abbiamo uno schema diverso del protagonista che cerca di essere in simbiosi col suo boss mentre con il suo assassinio diventerà una bestia che non accetterà nessun compromesso e richiamerà altri compagni nella spirale di vendetta e violenza mostrata sempre in maniera spietata che esplode frenetica e colpisce con un impatto immediato e incontrollato.
Visionato per fortuna in una copia integrale di quasi 200’, ne esistono svariate ma una delle più valide è quella da 150’.
Rimane uno dei miei preferiti del regista.
Formidabile come sempre la contaminazione che seppur lo cataloga come yakuza riesce sempre a dare più punti di riferimento per altri generi e in molte scene l’atmosfera si trasforma da noir secco ad azione pura come nell’ultimo atto in cui si apre la vendetta di Kunihiko pazzo e sfrenato risolutore nonché don juan dal passato travagliato.
Il cast comprende nel ruolo di Kunihiko Masaya Kato, altri volti noti del cinema di Takashi come Mickey Curtis, Kenichi End, Renji Ishibashi, Masato Ibu, Ryosuke Miki,Hakuryu Taisaku, AkinoHideki, SoneHitoshi, OzawaMasahiro Sudo, Harumi Sone.