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mercoledì 20 ottobre 2021

Shang-Ci e la leggenda dei dieci anelli


Titolo: Shang-Ci e la leggenda dei dieci anelli
Regia: Destin Daniel Cretton
Anno: 2021
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Sean e Katy sono amici e colleghi a San Francisco dove, nonostante ottimi risultati negli studi, lavorano come parcheggiatori in un lussuoso hotel. Sebbene la famiglia e gli amici di Katy cerchino di spingerla verso altre professioni, la ragazza preferisce un'esistenza semplice con serate insieme a Sean al Karaoke. Quando una banda di energumeni aggredisce Sean su un autobus per rubargli un amuleto di giada, lui è costretto a dimostrare le proprie straordinarie capacità nelle arti marziali. Svela quindi a Katy la sua vera identità: è Shang-Chi, cresciuto come assassino da suo padre, l'immortale Wenwu a capo dell'organizzazione criminale dei dieci anelli. Per salvare la sorella Xialing dagli sgherri del padre, parte per Macao insieme a Katy: sarà l'inizio di una incredibile avventura.
 
Shang-Ci era un personaggio che proprio non conoscevo, pensavo fosse una specie di parente di Iron Fist ma mi sbagliavo. Ciò detto al cinema avevo qualche dubbio nel non sapere che cosa aspettarmi visto che la Marvel spesso è un piano della bilancia che propende per progetti molto simili tra di loro. Invece qui l'effetto paradossalmente è tra i migliori degli ultimi anni con due atti netti, il primo realistico tra San Francisco e Macao e il secondo del tutto fantasy in un mondo sconosciuto dominato da creature leggendarie, draghi e mostri giganteschi. Insomma il top dell'esagerazione per un film d'avventura in grado come sempre di mettere tutti d'accordo sul target, regalandoci la perla sui titoli di coda di quanto siano antichi gli anelli anche rispetto alle gemme e poi un film con tantissima azione, qualche scorcio di epicità presa dai film wuxiapian (wushu contro tai-chi), la filosofia taoista, il bene contro il male, l'eroe che deve salvare il mondo ma con in aggiunta tanta ironia a volte quasi esagerata come capita per quasi tutte le battute di Katy.
La parte a Macao con il palazzo dei combattimenti clandestini è pura goduria così come l'aver saputo mettere insieme tematiche orientali, un protagonista sconosciuto, Tony Leung che sembra tornato un ragazzino e molto altro ancora per più di due ore che scorrono velocissime.


domenica 10 ottobre 2021

Jungle Cruise

 

Titolo: Jungle Cruise 
 Regia: Jaume Collett-Serra 
 Anno: 2021 
 Paese: Usa 
 Giudizio: 3/5

Londra, 1916: dopo aver rubato una preziosa punta di freccia a una società di geografi, la botanica Lily Houghton parte con il fratello MacGregor alla volta della foresta amazzonica per cercare un antico albero dalle straordinarie proprietà curative. Giunta sul posto, l'intraprendente Lily affitta un'imbarcazione dal marinaio Frank, un piccolo truffatore spiantato, parecchio matto e altrettanto coraggioso. Per gli improvvisati compagni di viaggio è l'inizio di un'avventura che li porterà a confrontarsi con i pericoli del Rio delle Amazzoni, con le popolazioni indigene della giungla e con i fantasmi di un'antica spedizione di conquistadores risvegliati dal principe tedesco Joachim, deciso a tutto pur d'impossessarsi dei petali del leggendario albero.

Jungle Cruise vede Collett-Serra associarsi alla Disney dopo una decina di film che quando non erano degli horror avevano come protagonista Liam Neeson. Per essere una sorta di Indiana Jones moderno, il film d’avventura non si fa mancare niente e dal punto di vista narrativo ha un’evoluzione piacevole. Un film che mette tutti d’accordo per quanto concerne il target, parla di maledizioni e civiltà sepolte, unisce un primo atto tutto in città per poi recarsi nella fitta giungla e nell’era dimenticata. La componente legata agli antagonisti e alla loro maledizione e di fatto i poteri sono forse l'elemento più curioso e bizzarro

martedì 11 maggio 2021

Raya e l’ultimo drago


Titolo: Raya e l’ultimo drago
Regia: Don Hall
Anno: 2021
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

500 anni fa la nazione di Kumandra univa popoli differenti sotto il pacifico presidio dei Draghi. Finché i Druun, entità malvagie, non si sono diffusi tra gli uomini, agevolati dalla loro cupidigia e discordia, finendo per trasformare ogni forma vivente in pietra. Solo il sacrificio dei Draghi permise all'umanità di salvarsi: il segreto del loro potere è rimasto racchiuso in una gemma magica, unica arma di difesa contro i Druun. Oggi Kumandra non esiste più, divisa tra nazioni belligeranti, che corrispondono ad altrettante "parti" del drago: Zanna, Artiglio, Cuore, Dorso e Coda. Raya, principessa di Cuore, prova a tendere la mano verso Namaari, giovane figlia della regina di Zanna, ma la fiducia in quest'ultima porterà a una terribile disgrazia e al ritorno dei Druun.

La Disney dopo le parentesi dei sequel usciti a profusione sull'onda di classici di successo e i due film remake in live action sceglie finalmente un film che sembra allargare ancora di più gli orizzonti, i generi e gli spazi aperti con OCEANIA. Raya esplora innumerevoli mondi, è a suo modo un post-apocalittico, con l'umanità divisa in gruppi e pronta a vendere cara la pelle nonostante il male (una massa demoniaca gassosa che trasforma in pietra) sia sempre in agguato allargandosi e confinando sempre di più le comunità grazie all'acqua a cui queste entità non possono avvicinarsi.
Una leggenda, i draghi, la profezia, Raya e il desiderio di salvare suo padre, liberare i draghi, sconfiggere i Druun e mettere pace tra le popolazioni.
L'ultimo film Disney dal punto di vista tecnico è un arcobaleno di colori, ha una galleria di creature e intuizioni funzionali anche se purtroppo non esente da un grossissimo difetto legato e non notato anche dalla velocità del ritmo e dal montaggio. In Raya gli ostacoli vengono superati, scavalcati, con una perizia certosina, senza avere grossi grattacapi ma arrivando velocemente all'epilogo finale.
Forse una scrittura e una narrazione leggermente più impegnativa avrebbe giovato maggiormente per un film multiculturale in tutti i sensi.

martedì 12 gennaio 2021

Soul


Titolo: Soul
Regia: Pete Docter
Anno: 2020
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Joe Gardner è un insegnante di musica delle scuole medie, perennemente insoddisfatto della vita e del suo lavoro. Se lui sogna una carriera come musicista jazz, la madre Libba invece vorrebbe vederlo sistemato e con uno stabile contratto a tempo indeterminato. Un giorno a Joe capita un’occasione d’oro: c’è un posto disponibile nella band della leggenda del jazz Dorothea Williams. Lui, determinato ad ottenere l’ingaggio, si presenta al provino e ottiene il lavoro che tanto sognava. Ma mentre si avvia felicemente verso casa per prepararsi alla sua prima vera esibizione, cade in un tombino.

Parte citando tra le righe Whiplash, il nuovo profondo e incredibile film della Disney Pixar.
Mettendoci veramente di tutto è sfondando la parete del concepibile, sdoganando temi e riflessioni ultraterrene, filosofiche, spirituali, umane e molto altro ancora. L'anima in questo caso viene espressa forse per la prima volta deragliando dalle semplici regole e parlando dell'infinito, del posto di ognuno in uno schema ben preciso fuori e dentro il mondo che sia la Terra o l'Altro Mondo.
Soul parla dell'immortalità e della mortalità, di come è importante vivere appieno ogni singolo giorno quando si pensa di aver svoltato e delle scelte in grado di cambiare il flusso degli eventi. Prendersi cura di qualcuno o qualcosa. Questa tematica sembra imprescindibile nel cinema e nella concezione delle opere di Docter dopo Inside Out e UP.
Il film sulle note di Trent Reznor e Atticus Ross sembra ripeterci continuamente che l'anima del jazz è una scintilla che brilla di luce propria e in questo Joe ha il compito e l'abilità, superato il blocco iniziale, di riuscire a farla brillare anche nell'Altro Mondo scoprendo quel talento nascosto in chi in fondo come lui, tradotto in 22, non ci ha mai veramente creduto. L'anima del film sta nel suo continuo stadio di evoluzione tra umano e sovraumano, razionale e irrazionale, ribaltando completamente lo schema è diventando in più momenti imprevedibile con la sua assoluta ispirazione creativa e poetica. Un film più che coraggioso per un target di riferimento doverosamente adulto nel riuscire a fruire immagini, messaggi e simboli.
Un'opera artisticamente molto ricercata con forme e immagini in grado di mutare continuamente, come in un quadro astratto, lasciando forme e geometrie in un flusso onirico di immagini. Se è pur vero che la Disney più di chiunque altro è riuscita a trovare il linguaggio perfetto per i bambini, la Pixar nella sua continua evoluzione sta diventando e risultando una macchina in grado di cercare un equilibrio e un linguaggio adattabile a tutti i target. In alcuni casi ci è riuscita, per altri come questa opera il percorso non deve essere per forza omologato o pensato per una fascia in particolare.
Qui non è il mercato al servizio dell'arte ma esattamente l'opposto come dovrebbe fare ed essere la settima arte.

venerdì 27 marzo 2020

Onward


Titolo: Onward
Regia: Dan Scanlon
Anno: 2020
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

In un universo fantasy che il progresso tecnologico ha reso uguale al nostro, l'elfo Ian è un adolescente come tanti, impacciato e poco sicuro di sé. Mamma Laurel e il vulcanico fratellone Barley non possono riempire del tutto il vuoto lasciato da un padre scomparso prima che Ian nascesse, ma per il suo sedicesimo compleanno il ragazzo riceve in dono un artefatto magico che può farlo tornare in vita per 24 ore. L'incantesimo riesce solo "a metà", limitandosi a far apparire le gambe dell'elfo genitore e proiettando i due fratelli verso un'avventura contro il tempo per rivedere finalmente il volto del padre.

La Pixar/Disney e la magia. Un sodalizio che prima o poi doveva arrivare. Ed è arrivato cercando di fare molto bene, ma non arrivando a quei fasti che ci si poteva aspettare dalla Pixar. Onward ha un inizio straordinario con il passaggio dalla magia alla tecnologia che merita un applauso. Poi piano piano si spegne sempre di più mantenendo comunque un ritmo e un bilanciamento degli intenti che alza l’asticella per l’animazione americana, ma a livello di impatto emotivo cerca tropo la lacrimuccia, limitandosi a fare il suo lavoro che dal secondo atto diventa un viaggio on the road tra fratelli che poteva aggiungere molta più carne al fuoco e invece diventa un viaggio alla ricerca del padre inflazionato da alcune scene banalissime.
La narrazione cede il passo più volte a scene d’azione concitate e noiosette, gli effetti in c.g a volte esagerano finendo per stonare e alcuni personaggi non riescono proprio ad avere enfasi e pathos limitandosi a diventare per certi aspetti quasi ridicoli.
Siamo distanti dai fasti come WALL-E, UP o Toy Story 4 4, COCO o Inside Out. Mi aspettavo molto di più da un inizio così sfolgorante, invece Onward abbassa subito le aspettative diventando quel film che si lascia vedere ma non ha quella spinta in più sulla ricerca e la descrizione di elementi sociali e tematiche altissime che la Pixar ha dimostrato di saper trattare in maniera delicata, complessa e deliziosa, diventando un punto di riferimento e un target in grado di mettere d’accordo tutte le fasce d’età.

martedì 7 gennaio 2020

Mandalorian


Titolo: Mandalorian
Regia: AA,VV
Anno: 2019
Paese: Usa
Stagione: 1
Episodi: 8
Giudizio: 4/5

Ambientata nell'universo di Star Wars, la serie si inserisce in un periodo storico compreso tra la caduta dell'Impero e l'ascesa del regno del terrore del Primo Ordine. In questo vuoto di potere viene raccontata la storia del protagonista, un guerriero appartenente al popolo combattente dei mandaloriani, come si evince dalla sua armatura che ha caratterizzato altri personaggi di Guerre stellari come Jango e Boba Fett. The Mandalorian segue le avventure del pistolero solitario, che come cacciatore di taglie si muove negli angoli più remoti della galassia ancora distanti dall'autorità della Nuova Repubblica. Nella sua nuova veste, il Mandaloriano si ritrova in un bar per catturare una delle sue prede, consegnandola poi al suo datore di lavoro, Greef Karga, il quale gestisce un gruppo di cacciatori che include la grintosa e ribelle Cara Dune.
Ben presto, Greef affida una nuova missione ad Mandaloriano: ritrovare un oggetto o una creatura ritenuta molto importante dal facoltoso e misterioso cliente, un potente sostenitore del decaduto Impero ancora protetto dai soldati imperiali. Quando i due si incontrano, l'uomo paga subito il guerriero e gli consegna un localizzatore al fine di poter individuare il suo obiettivo, senza però svelargli cosa sia. Ciò che il Mandaloriano ancora ignora è che il ritrovamento dell'obiettivo non è stato affidato solo a lui, ma anche a un droide, IG-11, che incontra durante l'assalto all'edificio dove si trova nascosto. Raggiunto, i due scoprono finalmente di cosa si tratta, o meglio, di chi si tratta: un neonato... particolare. I due hanno reazioni opposte - il robot vuole uccidere la creatura, mentre il Mandaloriano vuole salvarla.

Mandalorian si affida quasi esclusivamente ad un concetto molto importante e interessante per la sci-fi come per il franchise in generale. Un universo da scoprire pieno di pianeti, razze e culture.
Partendo da questo presupposto la trama è semplice quanto assai funzionale e adatta al contesto: un cacciatore di taglie che fa il suo lavoro stanando criminali in giro per gli universi e che si troverà a fare una scelta importante che cambierà il corso della sua vita e i suoi obbiettivi.
Eppure c'è più Star Wars in Mandalorian che non nell'ultima trilogia uscita.
La mini serie di otto episodi è stata scelta dalla Disney per inaugurare il suo servizio di streaming online Disney+. Dato l’intento manifesto di andarsi a scontrare con i giganti di Netflix e Amazon Prime Video e Hubu, la discesa in campo non poteva che essere guidata da una serie che avesse un pubblico già scritto. Se la paura dei fandom o della setta che si muove dietro Star Wars poteva storcere il naso pensando ad un prodotto di puro intrattenimento che piacesse soprattutto ai più giovani, dovrà ricredersi perchè il vocabolario di Mandalorian è universale, tradotto significa che piacerà a tutti, ma proprio tutti.
E non parlo solo della bella abitudine di partire aprendo e chiudendo gli episodi, facendoli durare poco più di mezz'ora, inserendo tanta roba di qualità ma non troppa da farla precipitare male.
Tutta l'operazione è stata gestita da quel pazzo di Jon Favreau, che seppur come regista appare poco più che un mestierante, come ideatore e produttore sa muoversi molto bene disponendo delle conoscenze giuste avendo un piede nella Disney e un altro nell'universo Marvel che poi sono la stessa cosa.
Mandalorian si sapeva ed è giusto che abbia avuto il suo meritato successo, giocando e puntando tanto sull'avventura, sul non sapere cosa succederà ma volerlo scoprire perché si è sicuri che sarà qualcosa che valeva la pena aspettare, caratteristica che ormai con la saga di successo abbiamo quasi dimenticato.
E poi c'è il protagonista che come Dredd non si toglie mai l'elmo, una creaturina a cui è impossibile non affezionarsi, una banda di criminali su una navicella capitanata da Mark Boone Junior, un villain come Herzog, Clancy Brown e tanti altri splendidi attori che trovano i loro spazi per essere caratterizzati a dovere.
Le storie sono molto semplici, ma proprio questa semplicità permette alla serie di procedere indisturbata e silenziosa, mettendo tutti d'accordo, promuovendo valori e ideali, non mostrando mai una goccia di sangue, ma facendo vedere letteralmente corpi che scompaiono o deflagrano a contatto con armi laser.

domenica 27 ottobre 2019

Toy Story 4


Titolo: Toy Story 4
Regia: John Lassetter
Anno: 2019
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Woody, Buzz e gli altri vivono sereni con Bonnie, anche se la bambina non ama Woody come lo amava Andy e lo lascia spesso nell'armadio. Woody però rimane ricco di premure verso di lei e, quando Bonnie affronta il primo giorno d'asilo, si infila nel suo zaino per farle compagnia. Finisce così per contribuire alla creazione di Forky, un giocattolo costruito dalla bambina con una forchetta/cucchiaio che però crede di essere spazzatura e vuole solo buttarsi via. Woody cerca di fargli capire l'importanza dell'amore di una bambina, ma non riesce a convincerlo prima che lui salti giù da un camper in corsa. Il cowboy si lancia allora in un'avventura per ritrovarlo, arrivando a conoscere nuovi giocattoli e a ritrovare la sua vecchia fiamma, Bo Peep.

Lassetter era il timoniere del primo capitolo della saga, uno dei film d'animazione americani più importanti del cinema che ha saputo cambiare le regole, introdotto intuizioni perfette, facendo della sua semplicità e originalità il punto di forza e infine è riuscito a creare una saga divertente, semplice, ironica, con tanti elementi e situazioni fondamentali per tutti i tipi di target dai più piccoli agli adulti.
Il quarto capitolo ormai vede una schiera di personaggi affiatati che abbiamo conosciuto nei capitoli precedenti. Il ritmo è ottimo, gli obbiettivi e la storia funzionali e interessanti.
Lo script porta fuori i giocattoli inserendo di nuovo l'ambiente esterno e facendo interagire i nostri personaggi con gli umani e la realtà che sta fuori. Per essere un film per bambini ci sono tanti piccoli pretesti e qualche libertà le maestranze se la sono presa. Parlo ad esempio per la scena in cui Bo Peep si rompe un braccio, la bambola e i suoi sgherri nel negozio d'antiquariato che vogliono strappare un circuito dal corpo di Woody, i due pupazzi della fiera con occhi rossi inquietanti che per rubare le chiavi alla vecchietta dell'emporio vogliono farla fuori, alcune battute con qualche doppio senso lasciato lì per chi è in grado di afferrarlo, la spontaneità dei bambini che a volte per un giocattolo si traduce in rifiuto o crudeltà e infine la tecnologia che impone mode nuove e oggetti tecnologicamente sempre più all'avanguardia.
Insomma in un film di 100'non manca proprio niente e ovviamente l'elemento che più spicca in assoluto sono i sentimenti, la caratterizzazione dei personaggi, il nuovo arrivato Forky semplicemente pazzesco introducendo nuovamente la crisi d'identità, Woody sempre leader, i personaggi femminili molto più forti e decisivi mentre Buzz in questo capitolo è più ritirato. I problemi per i giocattoli possono tradursi con l'essere datati, avere difetti di fabbricazione, tutto questo ovviamente fa sì che non vengano scelti dai bambini molto intransigenti.
E'un film che promuove valori, l'amicizia, l'amore, il fatto di non avere una visione manichea degli eventi e dei personaggi ma rendendoli tutti buoni con le loro difficoltà che vanno solo smussate. Il finale lascia davvero pensare che possa essere l'ultimo capitolo e se così fosse, ha scelto un modo di chiudere la saga davvero congeniale e al passo coi tempi.




mercoledì 23 gennaio 2019

Incredibili 2


Titolo: Incredibili 2
Regia: Brad Bird
Anno: 2018
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Mr Incredibile, Elastigirl e Siberius ci hanno provato a farsi riamare dalla gente, a dimostrare la propria utilità alle istituzioni, ma non c'è stato niente da fare: fuorilegge erano e fuorilegge rimangono. Non la pensa così, però, il magnate Winston Deavor, da sempre grandissimo fan dei Super, che intende perorare la loro causa e ha scelto Elastigirl come frontwoman per l'impresa. Convinto che il problema sia di percezione, grazie alle invenzioni della sorella Evelyn vuole dotare Helen di una telecamera per mostrare alla gente il suo punto di vista.

Incredibili 2 è un film che stento a credere sia riuscito ad avermi fatto godere come spesso solo l'animazione sa fare. Un concentrato di idee, una risaputa capacità nel trasmetterle sotto forma di sceneggiatura e darle carburante, infine un sequel che batte l'originale, che già era molto bello, credo sia il massimo.
Certo parliamo di Pixar, di super eroi che mai come in questi anni sono saliti sul podio (nel bene e nel male), rincretinendo un po tutti ma regalando anche intrattenimento a profusione a volte come in questo caso, dove il cervello deve rimanere attento e godersi tutti i dettagli, sotto storie, colpi di scena e ribaltoni che come in questo caso funzionano a dare imprevedibilità alla storia.
Incredibili 2 è un film che si prende dannatamente sul serio, cosa che non si può dire per cugini non animati di recente uscita, risultando sofisticato e complesso, nel quale è facile perdersi nei dettagli, e in tutte quelle difficoltà esistenziali, adolescenziali, di scoperta e dove ancora una volta i valori della famiglia sono più reali che mai.
Un film critico ma mostruosamente ironico, delicato e con tantissime straordinarie scene d'azione, che mette e trasmette tutta la sua politica sui super eroi in diversi dialoghi e in uno in particolare dice la sua, mettendo in chiara correlazione l’ossessione per il super eroismo con un più grande desiderio di scarico di responsabilità.
Che sia vero o meno, il talento e la messa in scena della grande Pixar e del suo beniamino Bird fanno ancor più sperare che nei prossimi anni continueremo a vederne delle belle.

mercoledì 21 dicembre 2016

Star Wars- Rogue One

Titolo: Star Wars- Rogue One
Regia: Gareth Edwards
Anno: 2016
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Jyn Erso è la figlia di Galen Erso, un ingegnere scientifico ribelle, costretto dall'Impero alla costruzione di un'arma di distruzione di massa nota come la Morte Nera. Jyn ha cercato per quindici anni di dimenticare il padre, dandolo per morto, finché un pilota disertore non le ha consegnato un messaggio urgente segreto, proveniente da Galen stesso. Insieme al capitano Cassian Andor e al suo droide imperiale riprogrammato dai ribelli, la ragazza parte allora alla ricerca del genitore e di uno spiraglio per fermare i piani apocalittici del malvagio imperatore.

Merchandising allo stato puro. Da anni non faccio che sostenere e ribadire questa tesi su diverse formule di marketing contemporaneo per ridare enfasi a cose già viste che non hanno bisogno di remake o di qualsiasi altra soluzione. In questo caso una saga che aveva sicuramente molto da dire tempo fa, ma che andava chiusa dopo i primi tre capitoli, gli unici finora degni di essere capostipiti della fantascienza con i soldi.
Ormai la Morte Nera è vecchia, Darth Vader lucidato a dovere che distrugge i difensori della resistenza a colpi di spada laser non si può vedere e possiamo a grandi linee sostenere che Rogue One è un fiasco clamoroso, un film che non andava fatto per infiniti motivi.
Un'opera che non ha senso e narra di un'avventura scontata e già vista che cerca inutilmente di unire alcuni tasselli dei vecchia capitoli di una saga sconnessa a livello temporale tra prequel, sequel e capitoli indipendenti che si alternano con un vuoto di fondo impressionante abile a cancellare tutti i ricordi e i collegamenti dello spettatore.
Un film davvero pessimo dove la frase peggiore non fa che ripeterla Donny Yen in una sorta di guardiano "jedi" cieco e atto a fare il guru di turno ("Sono tutt'uno con la forza. La forza è con me") quasi un mantra che cerca di dare nobili intenti, spiritualità e spessore al film con il risultato di renderlo ancor più patetico di quanto non abbiano fatto gli sceneggiatori (soprattutto contando che ovviamente per citare le arti marziali Chirrut non fa che eseguire coreografie armato di bastone contro i nemici armati di fucili laser...)
Il cast è pessimo, tutto giocato su una scelta multietnica come a dimostrare che la diversità è un valore importante, così tutti possono sentirsi uguali e felici, ma sappiamo tutti che non è così.
Lo "s"forzo quindi di far andar giù la faccia da ebete di Diego Luna, il fatto che il 2016 sia stato l'anno della donna protagonista (altro super elemento paraculo per mettere a tacere i "sessisti"), gli orientali già descritti (dimenticavo l'accompagnatore di Chirrut Imwe) gli afro con Whitaker in un ruolo ai limiti del trash e l'inglo-pakistano Riz Ahmed nel ruolo della spia che passa con i rivoluzionari.
La rivoluzione e i rivoluzionari non sono mai stati presi così in giro e coperti di ridicolo come in questo film, la summa delle buone intenzioni.
Un block-buster milionario che sfiora tutte le vette del ridicolo dai dialoghi melensi e patetici fino ai luoghi comuni che devastano il film come il raggio della morte nera che distrugge i pianeti.
Immaginavo che fosse brutto ma non orrendo. Brutto almeno come STAR WARS-IL RISVEGLIO DELLA FORZA e mi auguro, ma purtroppo non sarà così, che la finiscano di umiliare una saga che aveva nelle sue premesse iniziali e nella messa in scena livelli molto alti di cinema sci-fi commerciale.
Purtroppo Gareth Edwards che mi aveva stupito con il bellissimo MONSTER, un horror indi atipico e con diversi spunti originali, è stato inghiottito dalle major che ne hanno fatto un servo di Lucas.

Tutti i pezzi sono disponibili, come in una scatola di mattoncini di LEGO. Il problema è che la produzione non si è davvero preoccupata di costruirci qualcosa di interessante. Un paio di bambini di nove anni in un pomeriggio piovoso avrebbero escogitato una trama più affascinante, e probabilmente dei dialoghi migliori. 

martedì 6 settembre 2016

Big Hero 6

Titolo: Big Hero 6
Regia: Don Hall, Chris Williams
Anno: 2014
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Ogni notte nei vicoli più reconditi della metropoli futuristica di San Fransokyo si improvvisano i ring delle competizioni clandestine più acerrime e avanguardistiche, i bot fight, o le lotte tra robot. Il quattordicenne Hiro Hamada, prodigio della robotica, è un insospettabile campione di tali tenzoni che lo portano inevitabilmente a rimanere invischiato in guai più grossi di lui, allorché vince grosse scommesse contro i veterani dell'azzardo. A salvarlo c'è però sempre il fratello maggiore Tadashi, che cerca di allontanarlo dalla pericolosa passione per i bot fight. A tal fine, Tadashi cerca di convincere Hiro ad entrare con lui nell'élite del San Fransokyo Institute of Technology. Dopo una visita presso il 'covo dei geeks', dove Tadashi presenta a Hiro i suoi sodali Gogo, Honey Lemon, Wasabi e Fred e il suo progetto Baymax, un robot gonfiabile inteso a fornire ausilio sanitario sia fisico sia psicologico, il genio teenager è più che convinto. Ma la sera della fiera di presentazione dei progetti di ammissione all'istituto, dove Hiro primeggia grazie ai suoi mirabolanti micro-bot, in grado di dar forma a qualsiasi proiezione della mente di chi li comanda, l'Istituto è d'improvviso avvolto dalle fiamme di un incendio in cui Tadashi perde la vita...

Big Hero 6 riesce in un impresa insolita per la multinazionale Disney.
Fondere con innovazione e intelligenza i classici disney con i moderni super eroi.
Il risultato è un ibrido con tanta azione e gusto, un alchimia che non sempre riesce ad essere incisiva, soprattutto nel finale, ma che sicuramente modernizza alcuni temi grazie all'apporto delle recenti tecniche in c.g che riescono a dare spessore e potenza immaginifica al film d'animazione.
Purtroppo chi perde di più in questo film è la caratterizzazione dei personaggi che si perde volendone mostrare tanti e riuscendo a salvarne pochi. Diversa invece è l'analisi dell'insolito robot che sembra una mescolanza tra tanti ibridi senza riuscire a far trasparire pathos come Wall-e ma facendo breccia nell'empatia dei suoi piccoli fan.

La colonna sonora, il brano Immortals in particolare, con il suo rock per teenager è una delle cose migliori del film.