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giovedì 14 aprile 2011

Prison

Titolo: Prison
Regia: John Frankenheimer
Anno: 1994
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Una prigione dura, ad altissimo tasso di violenza dove i detenuti vengono stipati, ingabbiati come bestie e ridotti a vivere in uno stato di miseria e di abbandono. La rabbia e la repressione con il passare del tempo si trasformano in odio e violenza. Ora i detenuti sono pronti a far valere le proprie leggi e fanno esplodere una sommossa brutale, sanguinaria che travolge chiunque si trovi sulla loro strada...

Un bel dramma ispirato da una storia vera, ovvero le cronache della rivolta scoppiata nel supercarcere di Attica nel settembre del 1971,e di cui solo pochi anni fa si sono conclusi processi per stabilire resposabilita'e risarcimenti.
L'ambiente del carcere è stato spesso sfruttato nel cinema e capita in esempi recenti CELLA 211 che ne esca fuori un quadro esaustivo e una critica sui diritti dei prigionieri e delle condizioni di vita all'interno.
Sperando che rimangano sempre e il più possibile distanti dai cerchi infernali danteschi come i C.p.t di cui si preferisce non parlare mai, il film di Frankenheimer fa riflettere molto sui diritti e i doveri dei prigionieri e delle guardie.
Responsabilità ancorate chissadove sfociano in una rabbia quasi primordiale. Emerge tutta la rabbia di uomini abbandonati a loro stessi e costretti per forza di cose non avendo uno stato che scommette su di loro a imbrigliarsi in piccoli gruppi di appartenenza(quasi sempre legato al colore della pelle).
Cosa può dunque fare il beniamino di David Lynch che non sa da che parte stare come Juan che anche se vive da subito la catarsi, solo che lui se all'inizio si fa prendere la mano poi scopre quell'universo che forse non è così distante dal loro.
Il film si avvale di una sempre ottima e sobria regia, un cast nutrito e ben contaminato e alcune scene davvero impressionanti contando che il livello della violenza non si risparmia mai.
Vedere poi guardie e ladri sguazzare tutti nello stesso fango èuna scena che la dice lunga.

lunedì 14 marzo 2011

71 frammenti di una cronologia del caso

Titolo: 71 frammenti di una cronologia del caso
Regia: Michael Haneke
Anno: 1994
Paese: Austria/Germania
Giudizio: 4/5

Un giovane, due giorni prima di Natale (1993) uccide per un banale litigio tre persone in una banca, poi si uccide a sua volta. La vicenda si sviluppa in realtà negli ultimissimi frammenti, ma è preparata attraverso le storie individuali di più personaggi o gruppi: un anziano malato; una coppia di aspiranti genitori adottivi; un ragazzino giunto chissà come da Bucarest; addetti alla sicurezza della banca; impiegati; scene di famiglia e scene di lavoro; scene di spostamenti; superstrade e svincoli...

Il cinema d'autore coincide perfettamente con la filmografia del cineasta austriaco, sicuramente uno dei nomi più influenti oltre ad essere un’artista attento e ottimo osservatore dei comportamenti umani.
La televisione e i mass-media annebbiano la nostra mente con piccoli frammenti che si aggiungono di giorno in giorno alla nostra quotidianità tanto da riuscire a inibire in alcuni casi la realtà con la fantasia.
Con 71 frammenti uno dei film più rigidi e complessi del regista, Haneke inizia testimoniando un episodio di cronaca senza commentarlo ulteriormente oltre quello che viene riportato dai tg. Tutta la storia e i personaggi che ci vengono narrati sembrano darci dei quadri sulla tragedia finale
Inizia quindi filmando frammenti di quello che poi sfocia in un dramma, passando da episodi come una coppia che cerca di ottenere un'affido, ad un giocatore di ping-pong frustrato e una bambina orfana che scappa da un posto all'altro.
Tutto questo è catturato con astuzia e con uno studio dell'inquadratura che preferisce mostrare col contagocce sforzando la capacità recettiva dello spettatore.
Interessante e provocatorio nonché un film di denuncia sul mondo mass-mediatico.
Tra le varie situazioni troviamo uno smarrito Michael Jackson in tv che cerca di discolparsi dalle denunce di pedofilia e molestie.